strada


Come piccole carezze (e viva la)

Mi sono perso a Zanzibar / Tra le sirene di Shanghai / Con pane bianco e zafferano / Sono passato da New York / Alla ricerca di Charlotte / Poi un saluto a Betty Lou… Ascolto la musica e penso all’altrove, quando la mattina vado a scuola. Sospiro fortemente Zanzibar e Shangai e New York, anche se, lo confesso, amo alcuni incontri e scorci nel mio cammino così padano. Sono come piccole carezze. (altro…)


Buon viaggio

E sì che fino alla sera prima riuscivo a dire solo Nooo! Domani inizia la scuola, nooo! con sottile angoscia e sincera incredulità. Mi chiedevo: ma se ieri era luglio, con i miei studenti di quinta diplomati senza di me (che battagliavo con il Covid anziché con i loro temi), come fa oggi a essere settembre? Chi ha inghiottito le vacanze? Lo so: se non posso rispondere io, figuriamoci voi, che magari d’estate avete due settimane di ferie da centellinare o divorare in un morso, come Gianpazienza. (altro…)


Per le facce del mondo 2

«In quest’ora della sera/ Da questo punto del mondo/ Ringraziare desidero il divino/ Labirinto delle cause e degli effetti/ Per la diversità delle creature/ Che popolano questo universo singolare/ […] Io ringraziare desidero per le facce del mondo/ Che sono varie e alcune sono adorabili/ […]»

Bello mondo, Mariangela Gualtieri

B. viene dallo Sri Lanka, non salta mai una verifica ed è più dolce di una caramella al cardamomo. Grazie alla mamma cuoca, è un buon conoscitore della cucina italiana. Se necessario, sa calarsi nel ruolo di mio personale dizionario di inglese. (altro…)


Diario di una settimana di marzo

Lunedì

Breve passeggiata fuori e dentro il Castello. Io cerco fiori da fotografare e il mio cane l’amico operatore ecologico che gli regala coni gelato (e che a me chiede: ma sei uscita in pigiama?). In auto alzo il volume della musica per spegnere i pensieri in bilico tra il diciannovesimo giorno di guerra e il primo giorno di un’altra settimana di scuola.

Un’ora di osservazione nella classe del mio tutor. Mi piace. Fosse arrivata dieci anni fa avrebbe avuto un altro senso, ma tant’è. Anche lui è in bilico tra l’Ucraina e l’epica, così un po’ si parla dei ragazzi scappati dalla guerra che presto siederanno ai nostri banchi, un po’ del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei.

Dagli Achei alla mia oasi felice di alfabetizzazione è un attimo: strappare agli studenti stranieri due parole di italiano e un sorriso dietro la mascherina è la mia missione speciale.

Ma dura poco: eccomi già nella prima dei perennemente sospesi (oggi solo quattro). Prendete il libro di grammatica, dico, e il re dei sospesi, prontissimo, prende dallo zaino una scatola di cereali, una bottiglia di latte e un bicchiere (fai il bravo, non mettermela la nota, dirà poi al collega di sostegno).

Non vorrei, ma mi tocca, la spina di storia alla sesta ora nella seconda regionale. Causa stage (cari gommisti, vi sono vicina), ci sono solo sei studenti, ma l’aut aut resta lo stesso: o il cellulare o il bordello. Insisto e alzo la voce. Loro il volume della musica. Contratto. Paziento. Mi arrabbio. Riprovo. Ma perché vuoi fare la seria? Già, perché? (altro…)


Proprio come Buck 2

Procedo rapida verso l’uscita e già sento sulle guance la carezza fresca della libertà, quando il mio passo rallenta: davanti a me, ecco un mio ex alunno che, bocciato l’anno scorso all’Itis, ora frequenta il professionale. La sua bocciatura, di cui sono stata complice, è un cruccio ancora vivo, ma è una storia lunga e non ve la racconterò.

Lo fermo, lo saluto e gli chiedo come sta. Mi dice bene e mi racconta delle sue ultime prove e dei voti buoni che ha preso. Gli domando come va con i compagni, se ha fatto amicizia. Con alcuni sì, mi risponde. Ma ho fatto anche a botte, aggiunge. A botte? replico.

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