riunioni


Come piccole carezze (e viva la)

Mi sono perso a Zanzibar / Tra le sirene di Shanghai / Con pane bianco e zafferano / Sono passato da New York / Alla ricerca di Charlotte / Poi un saluto a Betty Lou… Ascolto la musica e penso all’altrove, quando la mattina vado a scuola. Sospiro fortemente Zanzibar e Shangai e New York, anche se, lo confesso, amo alcuni incontri e scorci nel mio cammino così padano. Sono come piccole carezze. (altro…)


Chicca #42

Tre studenti ridacchiano nervosamente e si scambiano incoraggiamenti, appena prima di un consiglio di classe straordinario in cui sono stati convocati i loro genitori. Alla fine concludono:

– È Ramadan, non si può picchiare!

 


Diario di una settimana di marzo

Lunedì

Breve passeggiata fuori e dentro il Castello. Io cerco fiori da fotografare e il mio cane l’amico operatore ecologico che gli regala coni gelato (e che a me chiede: ma sei uscita in pigiama?). In auto alzo il volume della musica per spegnere i pensieri in bilico tra il diciannovesimo giorno di guerra e il primo giorno di un’altra settimana di scuola.

Un’ora di osservazione nella classe del mio tutor. Mi piace. Fosse arrivata dieci anni fa avrebbe avuto un altro senso, ma tant’è. Anche lui è in bilico tra l’Ucraina e l’epica, così un po’ si parla dei ragazzi scappati dalla guerra che presto siederanno ai nostri banchi, un po’ del Pelìde Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli achei.

Dagli Achei alla mia oasi felice di alfabetizzazione è un attimo: strappare agli studenti stranieri due parole di italiano e un sorriso dietro la mascherina è la mia missione speciale.

Ma dura poco: eccomi già nella prima dei perennemente sospesi (oggi solo quattro). Prendete il libro di grammatica, dico, e il re dei sospesi, prontissimo, prende dallo zaino una scatola di cereali, una bottiglia di latte e un bicchiere (fai il bravo, non mettermela la nota, dirà poi al collega di sostegno).

Non vorrei, ma mi tocca, la spina di storia alla sesta ora nella seconda regionale. Causa stage (cari gommisti, vi sono vicina), ci sono solo sei studenti, ma l’aut aut resta lo stesso: o il cellulare o il bordello. Insisto e alzo la voce. Loro il volume della musica. Contratto. Paziento. Mi arrabbio. Riprovo. Ma perché vuoi fare la seria? Già, perché? (altro…)


Tranqui, è finita! 2

Non ce l’hanno fatta, Ronf e Monetino. O meglio, ce l’hanno fatta a farsi bocciare. Come loro, l’amica delle Parlo e Sparlo e la giovine che in storia non riusciva a studiare le pagine giuste. Altri invece sono riusciti a passare con debiti e un esame da affrontare a settembre. Non è facile, in certi casi, decidere chi passa e chi no. Accettare che qualcuno sia o non sia fermato. Io non sono d’accordo! Questa ragazza vive un profondo disagio… No, non possiamo bocciarla! si è lamentato invano il collega di religione. P. promosso, ma vi rendete conto?! P. promosso, ma vi rendete conto?! P. promosso, ma vi rendete conto?! ha invece cantilenato la prof di economia, con uno sbigottimento che, onestamente, ha invaso tutti.

Yael Frankel.

Illustrazione di Yael Frankel

Giuratemi che almeno a settembre li fermiamo, se sono impreparati! ha esclamato la collega di inglese. Certo… le ha mentito qualcuno. Ma come certo! ha protestato la sbigottita di economia, dobbiamo bocciarli ora, quando mai l’abbiamo fatto a settembre! Ti sbagli, ha ribattuto il prof di diritto, mi ricordo benissimo, è successo nel mille novecento e… (altro…)


Da Napoleone al tramonto… Disagio 2

Tutto ha inizio con me che potrei dormire un po’ più del solito e invece mi alzo presto per preparare l’avventura napoleonica. È l’unico giorno della settimana in cui non entro a scuola alle otto ma quello con il più alto rischio di arrivare in ritardo. Parto in un orario che funziona solo salvo imprevisti. La settimana scorsa ho saltato l’imprevisto passando con luce rossa e barriere in discesa, al passaggio a livello (poi mi sono sentita un vermiciattolo col batticuore per una buona mezz’ora). Questa volta mi tocca un doppio imprevisto e devo fare una lunga deviazione che mi tramuta in vermiciattolo col batticuore dedito ai sorpassi (io che supero! Quando si dice la disperazione!). Davanti a scuola non c’è parcheggio. Dentro, le interrogazioni programmate. Riuscire a non studiare con le interrogazioni programmate a fine anno… Si riesce. Mentre guardo il giovine che con occhi impazziti succhia informazioni dalle note a piè pagine di una poesia che non ha letto, mi domando come io abbia potuto rifiutare un corso intensivo d’italiano con un frate vietnamita a causa di questa supplenza.

Omino pensieroso di Michele D'ambra

Omino pensieroso di Michele D’Ambra

Ed ecco che tutto si fa non. Non mi commuovo a sentire quelli bravi (io che non mi commuovo!), non sono sicura sui voti da dare, non ho tempo di iniziare l’avventura napoleonica, non consegno i compiti perché non li ho ancora corretti (ma non è esattamente quello che dico ai ragazzi). (altro…)