Un missile di auguri e baci
Metto un piede a scuola e il mio freddo risveglio, là sui monti, si scioglie in una sorprendente, dolcissima festosità. Per capire cosa vuol dire, bisogna compiere 31 anni in una classe di nani alpini.
Qualche minuto dopo le 8, i ragazzini mi mollano sulle scale e corrono in aula. Eh no, è vietatissimo correre per le scale! Poi urlano Te profe non entrare! e mi sbattono – letteralmente – la porta in faccia. La porta in faccia! E te a chi, a me? Insomma. Resto fuori col gemello Emme Frangia, incaricato di intrattenermi. Ha freddo profe?, mi chiede guardando la sciarpa e il berretto. Poi sorride di un sorriso malizioso: Ci vorrebbe qui Gianluca che la scalderebbe eh? Non c’è niente da fare. Che sia un omino alto come Gian Burrasca o un omone in formato aspirante meccanico, la malizia a scuola non è mai accompagnata dal congiuntivo.
Finalmente entro. Nella penombra (si sono dimenticati di accendere la luce), intravedo le bestiole in piedi, alcune battono le mani, altre alzano fogli con una lettera ciascuno, a formare (in teoria) Auguri Profe! A me viene un po’ da piangere e moltissimo da ridere.
Sulla cattedra, una bella scatola rossa infiocchettata… Ma è la scatola delle meraviglie! Dentro, biglietti e pacchettini, coriandoli e dolcetti. Prima però, la caccia alla chiave. Profeee! Per aprire i regali, prima deve trovare la chiavetta! (altro…)