Come piccole carezze (e viva la)


Mi sono perso a Zanzibar / Tra le sirene di Shanghai / Con pane bianco e zafferano / Sono passato da New York / Alla ricerca di Charlotte / Poi un saluto a Betty Lou… Ascolto la musica e penso all’altrove, quando la mattina vado a scuola. Sospiro fortemente Zanzibar e Shangai e New York, anche se, lo confesso, amo alcuni incontri e scorci nel mio cammino così padano. Sono come piccole carezze.

La prima carezza è quella dei coniugi di una certa età, in tenuta tecnica e passo deciso, che camminano insieme quando fuori è quasi buio perché camminare fa bene, soprattutto a una certa età. Poi c’è quella dei camion spazza strade e raccolta rifiuti che fanno un lavoro prezioso e invisibile (e che, maledetti, si infilano nelle vie strette del centro storico sempre un istante prima di me). La terza dura il tempo di una rotonda prima della tangenziale, quando i grattacieli e gli sbuffi industriali di un pezzo di città sembrano una poesia. La quarta carezza è quando scorgo dallo specchietto retrovisore la striscia rossastra del giorno che spunta. L’ultima è quando sulla strada provinciale, oltre alle auto e alle fabbriche, una catena di monti mostra le sue cime finalmente bianche. È arrivata la neve, lassù. E io a scuola. Dove le carezze, di solito, spariscono in un rutto. O in insulti alle madri. O in traffici fallimentari:

– Ho un pacco grande di grissini, lo vendo a un euro… 

– Se mi fai un pompino, te lo do, l’euro.

Qualche novità c’è, comunque.

È tornato il tempo delle sospensioni. S. ha preso 15 giorni, ma la sua genitrice, presente al consiglio di classe straordinario, avrebbe dovuto prenderne 30, giura il collega di meccanica.

I Mondiali sono entrati prepotentemente nelle classi e talvolta perfino sulla LIM. Impossibile requisire i telefoni. T. poi non si separa mai dalla bandiera del Marocco e si preoccupa per il mio disinteresse (Ma almeno suo marito le guarda, le partite?), mentre altri indagano circa la dimensione del mio disinteresse (Non pensa anche lei che l’Italia stia giocando bene?).

C. infine mi ha inviato il suo lavoro di storia, insieme al seguente testo: “Viva la” (Ma viva la vita, profe! Io sono un ragazzo allegro! Ahahah).

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *