Tante cose in testa


Profe, ho letto un libro! mi ha detto una mattina N. con la fierezza di chi ha appena compiuto un’impresa storica. Che notizia dirompente! Dopo essermi complimentata con lui, gli ho proposto di preparare una presentazione in PowerPoint da esporre ai compagni. N. ha detto di no, poi forse ha pensato al 2 in grammatica mai recuperato e ha acconsentito. Gli ho chiesto il quaderno per appuntargli la scaletta, ma lui mi ha passato il cellulare: Va bene qui. Ho dato un’occhiata al suo banco, in mezzo al quale campeggiava solitario un cacciavite. Vada per il cellulare.

Il giorno prima dell’esposizione, N. ha caricato su Classroom quattro slide (o sei, se contiamo un’immagine stiracchiata male e il suo nome alla fine) accompagnate dal seguente testo: il coso la che dovevo fare. “Il coso la” conteneva talmente tanti refusi che nessuno avrebbe potuto accusare N. di aver fatto copia e incolla da Wikipedia. Neppure i suoi compagni, che l’hanno tempestato di domande insidiose per metterlo in difficoltà. Lui non ha mai traballato, esclamando sempre più forte: Ma io l’ho letto! Giuro che l’ho letto! Si trattava de “Il sogno della non violenza” di Martin Luther King, libro che N. ha preso in prestito dal fratello maggiore, diplomatosi a pieni voti l’anno scorso.

N. ha la pelle nera e ogni giorno in classe si sente dire negro o negher de figa e sei venuto col barcone? e ancora, guarda che la Meloni sta venendo a prenderti. Chi parla così non ha per forza genitori bianchi nativi lombardi, magari ha origini magrebine o albanesi e vuole far ridere gli altri. I quali, in effetti, ridono. Ride perfino N., di tanto in tanto. Altre volte, invece, piange. Spesso urla: Non ci sta! E sempre puntualizza: Ma ho la cittadinanza! A quel punto la questione viene chiusa – N. è più italiano di noi, basta! – e ce la si prende con qualcun altro: Non fa un bel lavoro tua mamma, fra.

N., che un po’ ride e un po’ piange, quella mattina ha consigliato a tutti di leggere i pensieri di Martin Luther King perché leggendoli ho imparato molte cose sulla cultura dei neri. Non solo. Anche perché leggendo un libro mi sono entrate tante cose in testa e se è successo a me succederà a chiunque.

Applausi.

P.S. Io e N. siamo amici, profe! Io lo chiamo negro e lui marocchino di merda, ma stiamo in chiamata tutto il giorno e gli ho anche presentato una mia amica!

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