medie


Sai come funziona a scuola 2

Venerdì, tre giorni dopo l’inizio ufficiale, ero già a scuola. Mai successo di iniziare così presto. Né mai sospettato, negli ultimi tempi, di tornare a insegnare alle medie! In effetti, eccetto due brevi parentesi iniziali, ho sempre preso incarichi alle superiori, dove ho accumulato più punteggio e maggiori chance di essere contattata prima. Quest’anno poi ne ero certa: nell’aggiornare la mia situazione per le nuove graduatorie, ho scelto 17 scuole superiori e 3 medie. Mica mi chiamerà proprio una di queste tre, mi dicevo… E invece!

(A proposito di certezze, a settembre per i supplenti ce ne sono tre: la purissima casualità che li condurrà in una scuola anziché in un’altra; l’assunzione fino ad avente diritto; un orario magari non pieno, ma che includa le prime ore del lunedì e le ultime del sabato. Alle generali certezze settembrine, si aggiungono poi alcune regole tutte personali: mai tornare nello stesso istituto, almeno non consecutivamente; evitare, se possibile, lo stesso ordine di scuole, la stessa utenza, la stessa zona. Perché ormai si sa… Ricominciare da zero è una tentazione troppo forte!)

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Baobea e l’Istituto Nazionale Poco Seri, atto II

Baobea non poteva immaginare che sarebbe stata lei a rinunciare al sussidio, subito dopo averlo conquistato. Eppure andò proprio così. Ci mise due mesi e moltissime pene per ottenerlo. Ma quando lo ebbe, a settembre inoltrato, ecco che arrivò un piccione viaggiatore, nel becco una proposta di lavoro. E che lavoro! Mezza cattedra alle medie fino ad avente diritto, là sui monti con Annette. Baobea non ci pensò troppo (sarebbe stato un vero azzardo, con tutti quei contro…) e scrisse a Scorbuta l’Impiegata Senza Cervello che poteva anche tenerselo, il maledetto sussidio.

l'odiosa regina

L’odiosa regina
(parente di Scorbuta)
di Benjamin Lacombe

Fece fagotto, salutò Gianpazienza, montò sulla sua vettura e via. Seconda mucca a destra, questo è il cammino che fece. Lassù, il paese di Annette, con Ugo, i gemelli Emme, Alice nel paese delle meraviglie e tanti altri nani alpini. Grazie ad Annette, imparò a superare i camion, a portare al pronto soccorso autostoppiste in menopausa scosse da vampate, ad accendere la stufa a legna, a sopravvivere all’autunno angoscia e alla guerra dei tortelli in mensa. (altro…)


Pota la vita è ingiusta

Profe, le ha fregato il posto, quella là… Ma lei non può invadere la legge e tornare? Andiamo noi giù a Roma a dirglielo! Ma almeno verrà a trovarci, verrà a vedere la nostra recita, la partita di calcio, la partita di pallavolo, lo sci e…? Sì sì, sono tornata nel paese di Annette a dire au revoir ai nani alpini. Una borsa piena di Santa Lucia, qualche lacrima ma più sorrisi, alcune foto, tanti saluti e promesse di non dimenticarci mai. È stato bello. Con me, ora, restano disegni infiocchettati, rose di carta, biglietti di Natale, una coniglietta di ceramica. Ma soprattutto: le letterine! Per capirci qualcosa, però, bisogna dividerle in sezioni.

Affetto 4ever27
Lei è molto speciale! Ritorni! Amici per sempre! Purtroppo è durato poco ma noi le volevamo bene! Ci manchi! Ovunque lei andrà io la ricorderò sempre! Tutti non ci dimenticheremo mai di lei! Lei è stata un professoressa fantastica! La più buona e brava del mondo! Lei ci lasciava sempre con la felicità nel cuore! Per oggi ho fatto tutti compiti!

Odio l’altra
Noi non vogliamo la nuova profe… La nuova è già cattiva… E adesso fino a giugno ci ritroviamo con quella! Io non voglio la S. A., io voglio tantissimissimissimo LEI! (altro…)


Anche i punticini piangono 4

Quando a scuola firmi un contratto fino ad avente diritto, dovresti sapere che non vali una cicca, al massimo qualche punticino. Anzi, tu SEI solo un punticino dentro l’ultima graduatoria di una grande macchina. Dovresti pure sapere che se la macchina si muove, tu puoi saltare. Basta un attimo e – puff! – sparisci. Non è facile, però, lavorare pensando che domani – puff! – sarai sostituita da un altro punticino, un punticino appena più grande di te. Oppure che te ne andrai dopodomani, tra due settimane, tra tre mesi: non è dato sapere quando la grande macchina si muoverà. L’importante, comunque, è non essere un punticino ottimista, una tipo me. Una che si dice (e che si sente dire) che il suo non è che un mezzo posto vacante con un orario demente, là sui monti con Annette… Chi può portarglielo via? E invece. 26A scuola, tutto scorre come di consueto. Ugo chiede se deve fare un riassunto riassuntato e se può andare in bagno a disagitarsi, i gemelli Emme non possono mostrare i compiti perché non hanno il quaderno, non possono prendere la nota perché non hanno il diario. Tutto normale, sì. C’è pure il sole e quindi Te sai che se eravamo vampiri, eravamo già bruciati? chiede la bambina Quesito. Un ragazzino perde un dente, Elisa sorride a me e non, ahimè, a Scodella Bionda, Alice nel Paese delle Meraviglie sembra essere in classe, ma non è vero: in realtà beve il tè con la Lepre Marzolina. Qualcuno duella per leggere le definizioni sul dizionario – l’attività preferita, dopo la declamazione del proemio dell’Iliade. A ricreazione, tocca pulire naso e orecchie di due bambine: c’è stato un incidente tra bicchieri di cioccolata calda. In mensa, timpani fuori uso, una pasta da sciogliersi in bocca e bastoncini Findus. Carote ottime, ma neanche un nano che se le fili. Insomma, tutto va bene. Poi ecco che sento una voce che mi allarma, lì a scuola. (altro…)


Un missile di auguri e baci

Metto un piede a scuola e il mio freddo risveglio, là sui monti, si scioglie in una sorprendente, dolcissima festosità. Per capire cosa vuol dire, bisogna compiere 31 anni in una classe di nani alpini.

Qualche minuto dopo le 8, i ragazzini mi mollano sulle scale e corrono in aula. Eh no, è vietatissimo correre per le scale! Poi urlano Te profe non entrare! e mi sbattono – letteralmente – la porta in faccia. La porta in faccia! E te a chi, a me? Insomma. Resto fuori col gemello Emme Frangia, incaricato di intrattenermi. Ha freddo profe?, mi chiede guardando la sciarpa e il berretto. Poi sorride di un sorriso malizioso: Ci vorrebbe qui Gianluca che la scalderebbe eh? Non c’è niente da fare. Che sia un omino alto come Gian Burrasca o un omone in formato aspirante meccanico, la malizia a scuola non è mai accompagnata dal congiuntivo.
Finalmente entro. Nella penombra (si sono dimenticati di accendere la luce), intravedo le bestiole in piedi, alcune battono le mani, altre alzano fogli con una lettera ciascuno, a formare (in teoria) Auguri Profe! A me viene un po’ da piangere e moltissimo da ridere.

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Sulla cattedra, una bella scatola rossa infiocchettata… Ma è la scatola delle meraviglie! Dentro, biglietti e pacchettini, coriandoli e dolcetti. Prima però, la caccia alla chiave. Profeee! Per aprire i regali, prima deve trovare la chiavetta! (altro…)