Quando a scuola firmi un contratto fino ad avente diritto, dovresti sapere che non vali una cicca, al massimo qualche punticino. Anzi, tu SEI solo un punticino dentro l’ultima graduatoria di una grande macchina. Dovresti pure sapere che se la macchina si muove, tu puoi saltare. Basta un attimo e – puff! – sparisci. Non è facile, però, lavorare pensando che domani – puff! – sarai sostituita da un altro punticino, un punticino appena più grande di te. Oppure che te ne andrai dopodomani, tra due settimane, tra tre mesi: non è dato sapere quando la grande macchina si muoverà. L’importante, comunque, è non essere un punticino ottimista, una tipo me. Una che si dice (e che si sente dire) che il suo non è che un mezzo posto vacante con un orario demente, là sui monti con Annette… Chi può portarglielo via? E invece. A scuola, tutto scorre come di consueto. Ugo chiede se deve fare un riassunto riassuntato e se può andare in bagno a disagitarsi, i gemelli Emme non possono mostrare i compiti perché non hanno il quaderno, non possono prendere la nota perché non hanno il diario. Tutto normale, sì. C’è pure il sole e quindi Te sai che se eravamo vampiri, eravamo già bruciati? chiede la bambina Quesito. Un ragazzino perde un dente, Elisa sorride a me e non, ahimè, a Scodella Bionda, Alice nel Paese delle Meraviglie sembra essere in classe, ma non è vero: in realtà beve il tè con la Lepre Marzolina. Qualcuno duella per leggere le definizioni sul dizionario – l’attività preferita, dopo la declamazione del proemio dell’Iliade. A ricreazione, tocca pulire naso e orecchie di due bambine: c’è stato un incidente tra bicchieri di cioccolata calda. In mensa, timpani fuori uso, una pasta da sciogliersi in bocca e bastoncini Findus. Carote ottime, ma neanche un nano che se le fili. Insomma, tutto va bene. Poi ecco che sento una voce che mi allarma, lì a scuola. Il giorno dopo ricevo un’email: pare che si sia resa disponibile una supplenza presso una scuola. La mia supplenza, presso la mia scuola. Ah bon, è disponibile. La mattina dopo ricevo una chiamata dalla segreteria: Allora ci dispiace, ha accettato Tizia, inizia subito. Dai, speriamo che ti chiamino altre scuole. È stato un piacere! Ma come, io non ho salutato nessuno… E i compiti in borsa? Il lavoro di Natale nel mondo da finire? I libri che ho preso in prestito in città e che ora leggono, là sui monti, i bambini? Il loro spettacolo, la settimana prossima! Le tre ore di collegio docenti, pochi giorni fa, cosa ci sono andata a fare? Il concorso a cui volevo partecipare insieme alla classe di una collega? E ancora. Tanto autunno, tanti chilometri, un discreto freddo… E neanche un giorno di sci! 😯
Colpa mia, alla fine. Lo dovevo sapere, che la grande macchina prima o poi si sarebbe mossa. Dovevo ricordarmelo, che non valgo una cicca, al massimo qualche punticino. Che siamo tutti punticini. Anche la mia adorabile compare di sventura, quella che dalla punta dello Stivale è volata sui monti grazie a un’email sbagliata: Supplenza fino a giugno – c’era scritto. Macché giugno, sono tre giorni che piange, mentre impacchetta le sue cose e si prepara al ritorno in pullman, che in aereo non c’è più posto. Ci teneva da morire alla sua mezza cattedra, al rapporto che aveva costruito con gli alunni. E adesso? Non penserete mica che in Calabria lei, la sua laurea e il suo master trovino un lavoro, eh? L’ho sentita, ieri sera. Stava ancora piangendo, mentre mi riferiva della sua giornata… Di un preside che si scusa, di un vicepreside che dice faccia pure ricorso, di colleghi straniti: proprio non immaginavano. Ma soprattutto dei ragazzini, che se ne fregano di punti, graduatorie, grandi macchine: loro credono che gi insegnanti siano persone, punti di riferimento. È semplice, con loro. Ti studiano, all’inizio. Ma se ti piacciono, gli piaci. Se ci tieni, ci tengono. Bastano pochi mesi e sei diventata una presenza importante. Tu, però, non sei importante, tu sei solo un punticino. Stamattina – racconta la mia compare – piangevano tutti: quelli di prima quando hanno saputo di te, i miei di seconda. Alcuni poi sono venuti a cercarmi a casa, mi hanno regalato un braccialetto con le tartarughe. Piangevano e dicevano… Sai cosa dicevano? “Italia di merda”!
Italia di merda… A dodici anni.
Caspita cuginetta.. non sai quanto mi dispiace..
.. non c’è più nulla che funziona come deve ultimamente 🙁
Bacioni da parte mia e delle tue “nipotine”.
Grazie grazie! Baci dal vostro Punticino 😥
come ti capisco Bea, io ho perso i miei chitarristi di terza media. e tra l’altro sono sempre in quella scuola per i violoncellini di prima e di seconda, ma i grandoni di terza ho dovuto abbandonarli per il famoso sig.Avente Diritto… e mi dispiace tanto non portarli all’esame di fine anno.
se non altro posso ancora salutarli in cortile…
Mi piacerebbe vedere la faccia di chi ha inventato il sig. Avente Diritto (soprattutto del sig. Più Avente Diritto Di Te)… No ma mi piacerebbe!!!