E sì che fino alla sera prima riuscivo a dire solo Nooo! Domani inizia la scuola, nooo! con sottile angoscia e sincera incredulità. Mi chiedevo: ma se ieri era luglio, con i miei studenti di quinta diplomati senza di me (che battagliavo con il Covid anziché con i loro temi), come fa oggi a essere settembre? Chi ha inghiottito le vacanze? Lo so: se non posso rispondere io, figuriamoci voi, che magari d’estate avete due settimane di ferie da centellinare o divorare in un morso, come Gianpazienza.
Comunque sia, lunedì 12 settembre di buon’ora, mentre gli automobilisti tutti maledicevano l’apertura delle scuole, io ero in macchina di umore radioso. Nessuna traccia più di angoscia o incredulità. E mica solo perché da quel giorno Gianpazienza avrebbe smesso di chiamarmi Una vita in vacanza. La ripresa della scuola è sempre emozionante e io mi avvicinavo alla meta ascoltando Buon viaggio (share the love) e pensando: sì, l’incanto sarà godersi un po’ per strada e sì sì, partire per ricominciare…
Per ricominciare innanzitutto con la campanella, che in quel primo giorno sembrava un tappo di spumante quando salta via con il botto: al suo suono, ecco un getto frizzante di ragazze e ragazzi invadere i corridoi di corsa, le studentesse del liceo in testa, inseguite da giovini maschi del professionale, tra cui i miei studenti. Per ricominciare poi con loro, gli aspiranti meccanici del mio cuore, che una volta seduti ai banchi (finalmente uniti) già indossavano le facce sofferenti tipiche degli animali in cattività. E allora qualcuno si è già nascosto nell’armadio (ma per poco), qualcuno si è già picchiato (ma per gioco), molti si sono insultati dalle finestre delle varie classi, e poi il rutto, la bestemmia, il saluto romano. Ma anche: profe, è la prima volta in cinque anni che ascolto le sue materie; profe, che bella che è senza mascherina; profe, quest’anno mi impegno.
La scuola è partita e noi ricominciamo. Buon viaggio.