Per le facce del mondo 2


«In quest’ora della sera/ Da questo punto del mondo/ Ringraziare desidero il divino/ Labirinto delle cause e degli effetti/ Per la diversità delle creature/ Che popolano questo universo singolare/ […] Io ringraziare desidero per le facce del mondo/ Che sono varie e alcune sono adorabili/ […]»

Bello mondo, Mariangela Gualtieri

B. viene dallo Sri Lanka, non salta mai una verifica ed è più dolce di una caramella al cardamomo. Grazie alla mamma cuoca, è un buon conoscitore della cucina italiana. Se necessario, sa calarsi nel ruolo di mio personale dizionario di inglese.

R. è albanese e più di tutto ama viaggiare. È bravissima e sola, in una classe dove nessuno le parla. L’ultimo giorno di scuola piangeva, pensando ai suoi amici in Albania e alla festa che in quel momento si stava perdendo. Di solito, però, è incline al riso.

H. è indiano e al posto del copricapo tradizionale indossa l’aria smarrita di chi all’età di tredici anni si è perso in un altro continente. Gli piacciono il cricket, il calcio, le lezioni di italiano solo quando non coincidono con quelle di ginnastica. Ha una sorella più grande e apparentemente meno smarrita, A.

I. viene dalla Tunisia, è attenta e serissima. Se provi a chiederle di raccontarti una cosa bella che ha fatto nel week-end, scuoterà la testa e sussurrerà: niente. Non insistere. Piuttosto aiutala a prepararsi alla verifica di scienze. Se non ricordi nulla di scienze, mettiti a studiare. Ha una sorella più grande e sorridente, M.

D. è senegalese, ha una bicicletta da cui di tanto in tanto cade e la necessità di cercare lavoro. Non si separa mai dal suo berretto grigio né da un sorriso birichino. Nel suo Paese ha studiato alla scuola coranica e ora ogni sillaba è una montagna, ogni parola una cordigliera.

Poi c’è B., ghanese, che tra un mese avrà un diploma di elettricista e da sempre sogna di diventare un artista famoso e c’è A., ivoriano, che nell’attesa di giocare nel Real Madrid sta frequentando con successo il liceo scientifico. Ci sono M. e M., egiziani, che nei mesi scorsi hanno abbandonato la scuola, e ancora, E. e M., sorelle pakistane nate in Italia, cresciute in Pakistan, ora di nuovo in Italia. C’è M., marocchino, che ha battuto il record planetario di sospensioni e c’è V., ucraina, che la mattina del 24 febbraio nei corridoi della scuola mi ha chiesto: Mi può abbracciare?

B., R., H., A., I, M., D., B., A., M., M., E., M., M., V. sono stati alcuni dei miei studenti nei corsi di alfabetizzazione organizzati dalla scuola. Ci siamo accompagnati per un anno che ora mi pare passato in un secondo, ma è un secondo che zampilla gioia e che mi si imprimerà nella memoria delle cose preziose.

Mi sono chiesta spesso, negli ultimi quindici (quindici!) anni, perché mi piaccia tanto insegnare italiano lingua seconda. Non sarà per via dell’ausiliare essere nei verbi di movimento o della forma di cortesia. Non può esserlo. Mi sono data due risposte, semplici quasi come l’idiozia, canterebbe Dente.

Risposta numero uno. Perché in una classe di italiano L2 c’è quella mescolanza di tratti colori lingue credenze comportamenti che, ai miei occhi, rende la razza umana interessante. In una classe di italiano L2 c’è un po’ più di mondo che altrove. C’è il viaggio e la scoperta. Lo scambio e l’unione.

Risposta numero due. Perché ogni studente straniero che arriva all’inizio è sperduto, ha un’aria smarrita che mi tocca fino a diventare la mia. O forse mi tocca perché la riconosco mia. Una classe di italiano L2 allora è una pausa, un piccolo rifugio: non ci sono voti né giudizi, si è pari nella difficoltà e la lezione è un minuscolo passo avanti per ritrovare la strada, per comprendere e orientarsi.

Così io ringraziare desidero le facce del mondo che ho incontrato anche quest’anno, che sono varie e per me tutte adorabili. Grazie anche a K., che l’altro giorno mi ha scritto: «Cara signora, ogni volta che ricorderò l’Italia, lei sarà la prima persona che mi verrà in mente in termini di educazione. Signora domani torno in India ed è stato così bello conoscerla.»

 


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2 commenti su “Per le facce del mondo

  • Ivonne

    Cara Bea, come sempre la tua penna scorre leggera sulle rime del cuore. Per questo è così bello leggerti e pensare che chi ha avuto la fortuna di incontrarti, ti porterà sempre nei suoi occhi, come me che ho avuto la stessa fortuna…in quel del Fortuny e oltre. Un bacio grande. A presto 🌺

    • dicebeatrice L'autore dell'articolo

      Oh Ivonne, che emozione leggerti! Andare con il pensiero a te e al Fortuny è sempre una grande gioia. Grazie di cuore!