precari


La quaglia e i gnari (che volevano fare la rivoluzione)

È durata un mese, la mia supplenza fino ad avente diritto. Nata singola nell’istituto tecnico di media valle lombarda, è diventata doppia, accogliendo altre ore al professionale, per poi spegnersi di colpo, con un sospiro di dispiacere e di sollievo insieme.

Le cose sono andate così.

Passata la prima settimana di entusiasmo dove tutto mi sembrava bello, la sveglia alle sei e venti per evitare il traffico, il monte che salutavo dopo le molte fabbriche, 45 centesimi di vago gusto al caffè della macchinetta e poi i colleghi gli studenti i bidelli l’australopiteco la carta geografica la paratassi le sequenze narrative, ecco che piano piano mi sveglio.

In effetti, F. di seconda non vuole abbassare il cappuccio della felpa (E allora Singh con la sua cipolla? Perché lui no? Se quello di Singh non è un cappello, allora D’Annunzio è frocio!) e quando dico che è tempo di studiare un po’ di poesia, F. e il suo cappuccio scoppiano in una risata grassa grassa, lunga lunga, una di quelle risate contagiose, e allora la classe è tutta uno sganasciarsi, finché F. paonazzo, tra un singulto e l’altro, riuscirà a spiegarmi: Profe, era dalla seconda elementare che qualcuno non ci parlava di poesia! e giù a ridere a più non posso.

In prima, invece, leggo guizzante d’emozione il mito di Apollo e Dafne, che, naturalmente, sarà un vero successo.

Meteo: lunedì gelo polare e freddo artico. È arrivato Ovidio.
Meteo: lunedì gelo polare e freddo artico. È arrivato Ovidio

(altro…)


Tra i devoti dell’ostrica. Un salto e torno. 2

Illustrazione di Marisa Ventura

Illustrazione di Marisa Ventura

Un’ostrica si ritrovò, insieme a tanti altri pesci, dentro la casa di un pescatore, poco distante dal mare. “Qui si muore tutti”, pensò l’ostrica guardando i suoi compagni che boccheggiavano sparpagliati per terra.

Scorre silenziosa, la situazione iniziale della favola di Leonardo.

Passò un topo.

Anche l’esordio. Molto bene.

– Topo ascolta! – disse l’ostrica. – Mi porteresti, per favore, fino al mare? Il topo la guardò: era un’ostrica bella e grande, e doveva avere una polpa sostanziosa.

Qui il lettore incespica e la sua voce si trasforma in riso, mentre il volto vira bruscamente al porporino. Non riesce a proseguire. Io lo guardo interrogativa: che gli prende? Intorno a noi, si alza qualche rumoreggiamento. Continua un altro. (altro…)


Lui, lei e le favole a rovescio

E così, una domenica di marzo, lei se lo ritrova davanti. Eccoli, allora. Lui e lei, faccia a faccia, a guardarsi con un po’ di onestà.

– Tu, a me, non servi a un cazzo! – gli urla lei, d’un tratto.

– Servire, servire… Ma cosa dici? Io sono quello che tu sei, quello che tu hai fatto e del resto non mi curo – ribatte lui, punto sul vivo delle pagine. Lui è il curriculum di lei, un curriculum piuttosto permaloso, tra l’altro.

– Cazzate! – sbotta lei – Tu mi servi, zuccone, mi servi un sacco… Per quella cosa che si chiama la ricerca di un lavoro, sì sì, non fare quella faccia, ho detto proprio lavoro, sì, lo so che ti suona come un rutto, la parola lavoro, sì, anch’io ormai me la figuro come la scoreggia del mio cane, ma più breve eh, quella di solito rimane nell’aria così a lungo che io nel frattempo ho preso e perso tre lavori…

Illustrazione di FabFunki

Illustrazione di FabFunki

(altro…)


La biblioteca è un cuore che galleggia su una nuvola

Lui fa il bibliotecario, anzi l’operatore di biblioteca, ma è assunto con l’inquadramento di un animatore senza titolo. Ha un contratto a tempo indeterminato, ma con una cooperativa che può perdere l’appalto ogni anno e ogni anno dirgli ciao.
Lui, per raggiungere la sua biblioteca e tenerla aperta tre ore al giorno, fa quasi due ore di strada con tornanti, andata e ritorno.
Lui, insomma, fa qualcosa di abbastanza antieconomico perché ha uno stipendio che se ve lo dicessi. L’altro stipendio, quello di un secondo lavoro, l’ha perso mesi fa: la società per cui lavorava è fallita. In ogni caso, per lui sono preziose quelle poche ore da bibliotecario confuso per animatore senza titolo. Perché si è specializzato con tanto di titoli per questo lavoro e allora tiene duro e qualche volta riesce pure a fare qualche ora di sostituzione in altre biblioteche, purché sempre lassù, alla fine di molti tornanti.
Lui, quando fa l’animatore senza titolo vestito da bibliotecario, ha davanti a sé grandi vetrate che si affacciano sulla valle, una valle bella che la gente ci viene in vacanza. D’estate, però, il sole si schianta sulle vetrate e la gente cade in deliquio invocando l’aria condizionata, ma l’aria condizionata fa saltare il computer e il computer serve a un bibliotecario, per quanto nei panni di animatore senza titolo.
Lui ha un’ampia utenza, ché in un paese di 1700 anime posato su di un valico la gente frequenta molto la biblioteca, non so se lo sapevate. I ragazzini ci vanno a pomiciare fare i compiti, qualche adulto a leggere, le bambine disegnano e colorano e sgranocchiano la merenda chiedendo bibliotecario, noi dobbiamo andare alle quattro e mezza, adesso che ore sono? (sono le quattro e dieci, dice lui) e poi bibliotecario, adesso che ore sono? (sono le quattro e dodici) e poi bibliotecario, adesso che ore sono? (sono le quattro e quattordici) e poi e poi e poi. Le mamme chiedono i film tratti dai libri che i loro figli avrebbero dovuto leggere, alcune signore prendono in prestito e restituiscono (e prendono in prestito e restituiscono, prendono in prestito e restituiscono) Cinquanta sfumature di grigio e poi ne discutono davanti al bibliotecario che sta facendo una ricerca sulla balbuzie. Tutti infatti domandano ricerche, in biblioteca. Qualcuno dice vorrei un libro, che è come dire a un medico vorrei una medicina, a un ristoratore vorrei mangiare, a un agente di viaggio vorrei viaggiare. No, ma è facile rispondere. (altro…)


Da Napoleone al tramonto… Disagio 2

Tutto ha inizio con me che potrei dormire un po’ più del solito e invece mi alzo presto per preparare l’avventura napoleonica. È l’unico giorno della settimana in cui non entro a scuola alle otto ma quello con il più alto rischio di arrivare in ritardo. Parto in un orario che funziona solo salvo imprevisti. La settimana scorsa ho saltato l’imprevisto passando con luce rossa e barriere in discesa, al passaggio a livello (poi mi sono sentita un vermiciattolo col batticuore per una buona mezz’ora). Questa volta mi tocca un doppio imprevisto e devo fare una lunga deviazione che mi tramuta in vermiciattolo col batticuore dedito ai sorpassi (io che supero! Quando si dice la disperazione!). Davanti a scuola non c’è parcheggio. Dentro, le interrogazioni programmate. Riuscire a non studiare con le interrogazioni programmate a fine anno… Si riesce. Mentre guardo il giovine che con occhi impazziti succhia informazioni dalle note a piè pagine di una poesia che non ha letto, mi domando come io abbia potuto rifiutare un corso intensivo d’italiano con un frate vietnamita a causa di questa supplenza.

Omino pensieroso di Michele D'ambra

Omino pensieroso di Michele D’Ambra

Ed ecco che tutto si fa non. Non mi commuovo a sentire quelli bravi (io che non mi commuovo!), non sono sicura sui voti da dare, non ho tempo di iniziare l’avventura napoleonica, non consegno i compiti perché non li ho ancora corretti (ma non è esattamente quello che dico ai ragazzi). (altro…)