precari


Sottili spicchi di supplenze 4

Il sottile spicchio di destino che mi era toccato sembrava ampliarsi, sospira Jane Eyre quando, nel grande edificio grigio e merlato di Thornfield, un luogo tutto campi e spine e placide colline, prende coscienza del suo amore per il burbero signor Rochester. Anch’io, che abito in una piccola mansarda di una decisamente meno romantica Pianura Padana e sono cosciente del mio amore per Gianpazienza da ormai un’eternità, vorrei dirvi qualcosa in stile Brontë: quest’anno ho tre sottili spicchi di insegnamento ad ampliare il mio destino di supplente.

Illustrazione di Beatrice Alemagna

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Di guantoni, demoni e tramonti 4

L’altro giorno un tale di quella classe ha fatto lezione con i guantoni da boxe indosso. Ce l’ha chiesto la profe di ginnastica di portarli, mi ha spiegato (il fatto che fossimo nell’ora di italiano non sembrava turbarlo). Poi, a sorpresa, mi ha alitato in faccia per dimostrami che in bagno non aveva fumato. Dopo di che ha negato di aver copiato il tema da internet, nonostante la pagina da me stampata come prova. E si è allontanato risentito, con i guantoni da boxe in movimento e un tre sul registro.

Boxingkangaroo

Così la scuola è ripresa e io vorrei tanto dei guantoni da boxe. Eppure sono più serena. Le vacanze giovano sempre, anche se non hanno cancellato il ricordo dell’ultimo giorno in quella classe prima della pausa natalizia. (altro…)


Tutto è possibile 5

I mesi passano e io sono ancora nella stessa scuola. Sempre senza le idee chiare sul mio destino e sempre senza stipendio. Sì perché Renzi, non essendo riuscito ad eliminare la famosa supplentite, ha deciso di eliminare gli stipendi dei supplenti. Logico, no? In compenso ha dato un bonus di 500 euro ai docenti di ruolo, regolarmente retribuiti. Eh be’.

supplentite

Io comunque vado avanti nel mio incarico, grazie al certificato medico che arriva, preciso preciso ogni dieci giorni, dalla Sicilia alla Lombardia. Ciò che si certifica è: malattia dell’insegnante titolare, malattia di un gemello, malattia dell’altro gemello, pezzi di congedo parentale. Poi malattia dell’insegnante titolare, malattia di un gemello, malattia dell’altro gemello, pezzi di congedo parentale. E ancora, malattia… Dovunque sciagure, insomma: laggiù le epidemie familiari, qui la ormai completa assenza di tempo libero, consacrato tutto alla firma dei contratti. L’unica pausa prevista a questo (visto e stravisto) balletto sarà durante le vacanze: nessun certificato in arrivo dalla titolare, nessun contratto per me. (A questo punto la grande domanda è: sarà lei, pagata e con i congiunti finalmente in salute fino al 6 gennaio, a correggere durante le vacanze i 97 temi degli studenti o io che dovrei riprendere servizio il 7?) (altro…)


Per chi suona la campanella 6

Con due settimane di ritardo, è suonata anche per me la campanella d’inizio scuola, aprendo una parentesi che, come sempre in questo periodo dell’anno, non è dato sapere quando si chiuderà. Fino ad avente diritto, si legge infatti sul mio contratto.

Sostituisco una docente che, in congedo di maternità, è rimasta in Sicilia con i suoi due gemellini e ha chiarito che non intende rientrare. Io le sono stata molto grata, in quell’arco di tempo che è andato dalla firma del contratto alla conoscenza delle classi. Davvero eh, dopo una lunga lunghissima estate, io sono stata grata ai parti plurimi e alla Sicilia, a Renzi che non ha abbattuto la supplentite, all’autunno che sa di primavera, con il suo rifiorire di opportunità… Credetemi, dalla segreteria alle aule, passando per la presidenza, io sono stata invasa da gioia e gratitudine ed ero tutta pace e bene. D’altronde, ho conquistato nuovamente le superiori, che era quello che volevo! È perfino in città, la scuola! Avrò di nuovo uno stipendio! Che a me il rumore del mare piace, ma anche lavorare, di tanto in tanto, non è mica male! (altro…)


Nella valigia delle supplenze finite

Nel cuore dell’estate, a più di metà strada tra il punto a capo di giugno e il punto di domanda di settembre, mi chiedo che cosa mi è restato, che cosa custodirò. Anche a piegarlo bene, non è che ci può stare un intero anno a scuola dentro la valigia delle supplenze finite. Io poi odio fare la valigia, rimando rimando, ma proprio fino all’ultimo, fino a quando Gianpazienza s’infuria e perfino io non ne posso più di come sono malfatta.

io odio fare la valigia

Non che questa volta fossi intenzionata a farla, la valigia, ma dopo aver spostato il pensiero su altro, chessò sullo studio per l’esame di glottodidattica, sull’allergia stagionale che colpisce le zampe del mio cane, su quanti minuti di Liguria ci vogliono per far cadere Gianpazienza in un’inquietante focaccia-dipendenza… E dopo aver accarezzato certe mie tristezze e aver goduto della forza di Acciaio e della grazia di Stoner, dopo Balzano e Moyes e Murakami, dopo l’INPS ritrovato e gli Einstürzende Neubauten nella notte milanese, dopo le mille piccolezze un po’ noiose un po’ preziose di cui è fatto un giorno, un mese, ormai due… Ecco, dopo due mesi di spostamenti di pensiero e piccolezze, devo arrendermi. Agli episodi, alle facce e alle voci che arrivano quando meno me l’aspetto. Ai frammenti di una supplenza finita.

Allora proviamo a farla, la famosa valigia. (altro…)