Chicca #19
– Profe, non pensavo di arrivare in quinta e dover ancora leggere un libro!
– Perché secondo te quando bisognerebbe smettere?
– In terza media, no?
– Profe, non pensavo di arrivare in quinta e dover ancora leggere un libro!
– Perché secondo te quando bisognerebbe smettere?
– In terza media, no?
L’ora sta per finire e lui si sveglia da un saporito sonnellino. Si sveglia di buon umore.
– Profe, lei di lavoro dovrebbe leggere le favole ai bambini… Fa troppo addormentare.
– …
– Non di noia, eh! È che la sua voce rilassa proprio.
Qualche tempo fa, compio un atto temerario nella mia prima: chiedo ai ragazzi di leggere un libro. E faccio una verifica in classe. Lo sdegno! Il più furente è S., che scorrendo le domande della prova si fa sempre più paonazzo:
– Ah se io devo prendere 2 perché non ho letto un libro! Ah se io devo prendere 2 perché non ho letto un libro!
L’atto temerario, c’era da aspettarselo, si rivela un (quasi) completo fallimento. A risollevarmi il morale, però, arriva lui. È Nihal, un personaggio secondario. Molto molto misterioso.
Domanda:
“Chi è Nihal?”
Risposte:
“Nihal è il badante.”
“Nihal è la badante della nonna.”
“Nihal è la nonna.”
“Nihal è il padre di Lorenzo.”
“Nihal è una persona che viveva nello stesso palazzo di Lorenzo.”
“Nihal è un loro vicino.”
“L’amico che Alessia ha invitato alla giornata bianca.”
“Il bidello dell’hotel.”
“Il suo migliore amico.”
“Invece Nihal.”
“Nihal.”
Oltre ad essere raggiungibile in bici, la grande scuola dove insegno quest’anno ha ampie finestre che si affacciano su luoghi a me familiari.
Due delle mie tre classi si trovano al piano rialzato, corridoio est, davanti all’indimenticato istituto dove tutto ebbe inizio, molti anni or sono… Ma sì, proprio quello che mi permise di conoscere il favoloso mondo della formazione professionale, indirizzo di meccanica. Questa posizione si fa strategica nelle mattine con qualche stortura, quando mi basta dare un’occhiata fuori e afferrare al volo casso i primi due ricordi figa sugli h’ass mekk inchilà per prendere atto di quale diritta via sia oggi la mia.
Ci sono un cane e la sua morte, una gatta e i suoi tre cuccioli. C’è una ragazzina appassionata di baseball che si infila nella vita dei suoi zii e c’è una storia di alpinismo, popolata di sfide e di un giaguaro delle nevi. In Allevare un cane e altri racconti c’è, soprattutto, il tratto poetico del grande fumettista Jiro Taniguchi nel cogliere le piccolezze del quotidiano, la gioia e il dolore di cui sono fatti i giorni, l’amore verso i compagni di vita, umani e non.
I suoi romanzi grafici più riusciti, spesso scritti da solo, talvolta con l’aiuto di illustri collaboratori, sono ritratti di persone semplici, frammenti di vita vissuta, di luoghi, accadimenti, sensazioni la cui straordinarietà sta proprio nell’essere ordinari – scrive nell’introduzione Davide Castellazzi.
Tutte cinque le storie che compongono l’antologia accompagnano il lettore in un’esperienza preziosa, ma la prima novella, datata primi anni Novanta, spacca proprio il cuore. Anche di chi non vive con un animale, credo.