insegnanti


Quello, quella, quelli 2

Oggi, Primo maggio, mi è venuta voglia di raccontarvi del mio lavoro così cambiato negli ultimi due mesi. Per farlo, vorrei presentarvi i miei studenti durante le video lezioni. Studenti che compiono gli anni chiusi nelle loro case, che vorrebbero abbracciare gli amici e baciare le ragazze, giocare a calcio o a basket, andare in bici o in moto… Ma non possono. Possono (potrebbero?), però, continuare a studiare. Certo, la campanella non suona più, ma loro, tutte le mattine e molti pomeriggi, dal lunedì al sabato, si siedono di fronte a uno schermo per un’altra giornata di scuola.

Intanto fuori è primavera!

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Come quella volta 2

Parto presto per raggiungere la scuola, con l’intento di evitare l’imbottigliamento, che giorni fa mi ha sorpresa a pochi chilometri dalla meta, facendomi arrivare poco dopo il suono della campanella. Un evento trascurabile, se le bestiole inquiete che interpretano il ruolo di miei allievi non avessero preso a urlare dalla finestra profe ritardo, domani giustifica! quando ancora dovevo chiudere la portiera dell’auto. E se non avessi incontrato la vicepreside sulle scale, naturalmente.

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Proprio come Buck 2

Procedo rapida verso l’uscita e già sento sulle guance la carezza fresca della libertà, quando il mio passo rallenta: davanti a me, ecco un mio ex alunno che, bocciato l’anno scorso all’Itis, ora frequenta il professionale. La sua bocciatura, di cui sono stata complice, è un cruccio ancora vivo, ma è una storia lunga e non ve la racconterò.

Lo fermo, lo saluto e gli chiedo come sta. Mi dice bene e mi racconta delle sue ultime prove e dei voti buoni che ha preso. Gli domando come va con i compagni, se ha fatto amicizia. Con alcuni sì, mi risponde. Ma ho fatto anche a botte, aggiunge. A botte? replico.

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Tra Surya e la supplica, tre domande 4

Domenica, ore 11:15. Scendo cinque piani di scale e salgo in auto, passando da un approfondimento yoga dedicato al saluto al sole al moto oscillatorio dei tergicristalli sul parabrezza. Poco dopo, ancora luccicante di gratitudine per Surya e i saggi indiani e la mia maestra, varco la porta a vetri di un supermercato sorprendentemente affollato.

Mentre spingo il carrello e pure qualche senso di colpa per le compere della domenica, cerco il cellulare su cui ho annotato la lista della spesa e mi accorgo di alcuni messaggi ricevuti. Tra gli altri, ce n’è uno da un numero che non conosco. Lo apro.

Giorno, sono *** abbiamo reperito il suo numero dal *** per il motivo, che i miei compagni hanno chiesto se la verifica la si può fare il martedì per poter fare un po di ripasso domani

Carrello fermo e cellulare in mano, fumo di disappunto di fronte a una fila ordinata di fagioli borlotti. (altro…)