Chicca #2
– Profe, mi può abbracciare?
Per qualche ragione, pur essendo stata assunta a tempo indeterminato (!) il primo settembre, ho conosciuto solo oggi una delle mie classi. E mi sento in dovere di presentarvela. Trattasi di una seconda del percorso di Istruzione e formazione professionale, indirizzo di meccanica.
Innanzitutto, impiego un discreto tempo a convincere i ventisei giovanotti a entrare in aula e a sedersi (ma mai, in cinquanta minuti, li convincerò a indossare correttamente la mascherina). In effetti, superata la soglia, vedo una sola persona seduta diligentemente al suo banco, con indosso la mascherina: è la collega di sostegno.
Tento di dire buongiorno, ma senza successo, perché sono subito investita da frammenti di schiamazzi, che potremmo riassumere in: Dio ***; tua mamma; sì, bravo a farti le seghe; falle vedere il bicipite.
“Per il 24 tutti i docenti precari saranno in classe, le graduatorie sono già pronte” dichiarava ai giornali la ministra dalla vita faticosa, dieci giorni fa.
Ebbene, oggi 24 settembre 2020 nessun insegnante precario della scuola secondaria di I e II grado della mia provincia è in classe, eccetto alcuni docenti tecnico pratici e di sostegno. Così ho pensato di scrivere all’amministratrice della Scuola qualche parola, ma non di protesta: di rassicurazione.
Signora Ministra, non si preoccupi, Lei non ha nient’affatto deluso me e i miei colleghi e i cittadini italiani tutti. Per essere delusi avremmo dovuto crederLe, ma via, non scherziamo: non ce la fa più nessuno, nemmeno quel tontolo del mio cane, a prenderLa sul serio. Alle Sue parole, in effetti, la mia bestia ha scosso il testone e ha borbottato: “Umana, tu il 24 sarai ancora a casa ad allenarmi per le Olimpiadi di presa di crocchette al volo, garantito”. E infatti, Signora Ministra, che cosa pensa che io sia facendo adesso? D’altronde, capita a chiunque di lanciare date e numeri a caso. Anch’io spesso dico: “un minuto e arrivo” e poi passano le mezzore, anch’io assicuro al povero Gianpazienza: “andiamo a fare due passi” e poi lo costringo a fare il giro del mondo. Io, però, non faccio la ministra, Signora Ministra.
L’altro giorno una studentessa ha regalato alla ministra Azzolina una maglietta su cui campeggiava la scritta: Che fatica la vita da ministra. In effetti. Il fatto è che siamo alle prese tutti i giorni con i frammenti della sua vita faticosa, poveretta. Dei docenti precari, invece, si parla un po’ meno.
Ve la racconto io – dicebeatrice – la vita settembrina dei supplenti in attesa delle nomine. (In attesa anche di un concorso, ma questa è un’altra storia. Ché poi sappiamo tutti che in Italia, appena si parla dei concorsi della scuola, cadono governi, scoppiano pandemie, si avvicinano esplosioni interstellari…) (altro…)
Il mio studente G., classe prima, i primi mesi dell’anno portava con ammirevole ostinazione i libri sbagliati e i compiti fatti, certo, ma della materia del giorno dopo. Poi era tutto incredulità, desolazione, mal di pancia.
Un giorno, per via del solito mal di pancia, l’ho convinto, non senza difficoltà, a farsi offrire un tè caldo (“No, no, non l’ho mai assaggiato!”) e alla fine è tornato in aula soddisfatto, in mano una bevanda al gusto di limone delle macchinette che pareva una delizia. (altro…)