Pensavo ancora ai miei ultimi viaggi in treno.
A quella mattina piovigginante in cui, in un vagone semivuoto, ero immersa nella lettura dell’Uomo che parla ai cani e non badavo a niente, attentissima a non perdere neanche una parola del mio ultimo maestro spirituale, Cesar Millan. Mentre il dog trainer più famoso (e forse furbastro) del mondo mi stava porgendo la chiave per una relazione felice col mio cane (e magari con i cani degli altri, ché da grande voglio fare la dog sitter, ormai è certo), compare un ragazzetto.
– È libero? – mi fa, indicando il posto di fronte a me
– Certo che no, c’è l’omino fantasma che sta dormendo proprio lì, non vedi la bavetta? – avrei dovuto rispondergli, se non fosse che Cesar Millan esige da me un’energia calmo-assertiva e io ci tengo ad essere una brava discepola, sempre rilassata e nel pieno controllo della situazione.
Il ragazzetto mi fa qualche altra domanda sulla direzione del treno e le stazioni intermedie, dopo di che posso rituffarmi sui principi che sorreggono l’educazione di un cane (esercizio, disciplina e affetto, in quest’ordine).
Il ragazzetto, però, inizia ben presto ad agitarsi sul sedile, sbuffa, impreca a bassa voce (è un ragazzetto educato), guarda nervosamente fuori dal finestrino e poi ricomincia: si agita, sbuffa, impreca e guarda nervosamente fuori. Alzo gli occhi sospirante. Lui s’illumina. Ha bisogno di parlare.
Mi racconta che è in ritardo, che sta seguendo un corso obbligatorio per il suo lavoro e oggi ha pure l’esame, ma è in ritardo, proprio oggi che ha l’esame, e poi questo cavolo di treno che si ferma ogni poco, sbaglio o di solito non fa tante fermate? Mi racconta che era in stazione dalle 10.30, ma è riuscito a prendere il treno solo alle 12.47, robe da matti, non passavano treni, non mi era mai successo… Al che chiudo il libro e lo guardo interessata. Uno che va in stazione senza controllare gli orari, uno che non sa che alla mattina per quella tratta c’è un buco di qualche ora, e non da ieri, ma dalla notte dei tempi almeno, uno così abita per forza nei pressi del mio baobab, uno così io voglio conoscerlo meglio, ché sento già una bella fratellanza.
Il mio nuovo amico è molto giovane ed è stato assunto da poco in un grande supermercato, reparto frutta e verdura, adora il suo lavoro, ma non fare i corsi obbligatori, piuttosto di studiare lavorerebbe dieci ore di seguito, cioè i corsi sono anche interessanti, ma piuttosto che stare seduto ad ascoltare per tre ore, tirerebbe su casse di sedani rapa per il resto dei suoi giorni. Niente da fare, non resisto… Eccomi subito vestita da maestrina a dargli consigli su come rendere più efficace concentrarsi e leggere e studiare, no ma sono troppo, ma troppo maestrina, eppure lui è entusiasta e dice è verissimo! E grazie, grazie! E poi pensa che un giorno c’ho provato eh, ho preso un libro in biblioteca, ho letto qualche pagina la prima sera, qualche riga la seconda, ma poi basta, non ce l’ho più fatta, te lo giuro che non ce l’ho fatta, e adesso mi ha chiamato il bibliotecario per dirmi Oh, ma il libro? Ma il libro io non so più dov’è, è passato un sacco di tempo, chissà dove l’ho messo…
Il mio nuovo amico sta ricominciando ad agitarsi e un po’ anch’io, in realtà, pensando alla gente che non restituisce i libri e a Gianpazienza il Bibliotecario che poi mi torna a casa indignato. La sua stazione, però, è vicina, così io e Cesar restiamo di nuovo soli, giusto il tempo di qualche pagina. Il treno arriva un po’ ritardo, la stazione è un grande delirio, il sole non c’è: tutto bene, insomma.
Al ritorno, farò pure in tempo a fare una sosta nella libreria della stazione domandandomi quale fosse il libro preso e perduto dal mio nuovo amico, ma perché non gliel’ho chiesto poi? Di colpo, si interrompono le domande i pensieri il vociare. Tutto intorno a me si blocca. Sono sola, in un lungo istante senza tempo. Sola di fronte allo scaffale delle promozioni dell’Universale Economica Feltrinelli. Due pile di libri, una di fianco all’altra. Da una parte Ugo Foscolo, dall’altra Tiziano Ferro. Ugo Foscolo e Tiziano Ferro, sdraiati vicini vicini, in attesa. Ugo Foscolo e Tiziano Ferro…
Dov’è il mio treno?? Voglio tornare immediatamente a casa!!!