Viaggiare informati (3)


Pensavo ai miei ultimi viaggi in treno.

trenoPensavo a quella mattina in cui tutto girava giusto e sembrava facile. Un sole sorprendente, dopo tanta attesa. Il treno già pronto al binario, poca gente nei vagoni, quel libro delizia che stavo leggendo… Raccontava di una vecchina che scappa dalla casa di riposo per andare a rifugiarsi in un ricordo, in un ultimo tentativo di ritrovare la bellezza. Nel frattempo la giovine rossa di fronte a me sta andando a fare un esame e alla sera avrà il corso di teatro, mentre il giorno dopo alle sette farà un aperitivo con un’amica e forse un amico, sempre che lui si convinca che non è di troppo. (Incredibile come in treno, nonostante la buona volontà, un libro delizia e la testa su un baobab, sia impossibile non farsi i fatti degli altri.)

Comunque il nipote della vecchina, aspirante romanziere, insegue la nonna fino in Normandia e la ritrova in una sala da pranzo di un vecchio hotel in stile inglese, mentre sorseggia un tè vicino a un caminetto crepitante, che qualcuno ha avuto il buon gusto di accendere, benché la temperatura sia mite. Intanto, nel mio scompartimento, passa un cinese con una mensola in acciaio sotto il braccio e una donna lascia sui tavolini biglietti gialli lampeggianti aiuto. Nessuno le dà soldi, a parte un signore Sick che sta discutendo fitto fitto al telefono da quando siamo partiti. Nel cercare le monete in tasca, però, gli cade per terra il cellulare, aprendosi; la donna si spaventa, avanza scuse e non sa se andarsene, ma lui non fa una piega, prende il cellulare e se lo rimette all’orecchio, mentre le allunga i soldi.

Be’, io continuo a leggere.

Illustrazione di Davide Calì

Illustrazione di Davide Calì

La vecchina, mi spiace dirvelo, è ora ricoverata in ospedale, ha avuto un malore dopo aver trascorso un’intera giornata in una classe di seconda elementare, nell’istituto che anche lei da bambina aveva brevemente frequentato, prima di essere trascinata dai genitori commercianti a fare l’ambulante in giro per la Francia: era la crisi del 1929.

‘Ste cazzo di crisi! Però che sole, oggi… Fuori c’è un paesaggio bagnato da lunghe piogge che brilla giulivo e quando il treno sosta nelle stazioni vedo gente seduta sulle panchine con la faccia alzata ad assorbire luce, come i girasoli. Vedo anche due adolescenti che si stringono, si sostengono a vicenda in un abbraccio che non sembra avere fretta, di lei vedo le spalle e di lui il sorriso beato, forse perché ha le mani aggrappate al piuttosto vasto sedere di lei… Ma che tipetto fortunato, la faccia al sole e le mani ad afferrare due vaste chiappe. Del resto, degli altri, cosa importa?

Che sorpresa, poi. Non ci crederete, ma seduti dietro di me ci sono i miei miti, anche se non li vedo: il Commissario Montalbano con Mimì Augello! Lo capisco da come parlano… Cercamo d’esser coerenti con chistu cristiano… Iddu voleva solo farsi li cazzi soi!

Niente, la vecchina muore. Il suo cuore lascia il corpo con gentilezza, mentre il nipote le sta leggendo la guida turistica Un lungo week-end a Roma. Il ragazzo è stupefatto, ma la storia prosegue, rincorrendo il nuovo amore tra lui e la maestra della classe dove la nonna aveva trascorso le sue ultime ore. Sono arrivata. Il treno entra in stazione puntuale e a me viene un po’ da piangere, per questo shock della puntualità e per via della vecchina che mi piaceva tanto… Mi verrà da piangere pure giunta alla meta, alla scoperta che il corso che sto seguendo con tanto di trasferte non c’è. Ehm… Dall’alto del baobab, non si leggeva bene la data e, insomma, ho sbagliato giorno. Ma questa è un’altra storia.

Illustrazione di Léa Rico

Illustrazione di Léa Rico

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