Archivi mensili: Maggio 2017


Vadi, contessa, vadi! 2

Non sono tutti casi straordinari, i miei studenti in carcere. Certe vette spigolose, per fortuna, non si raggiungono facilmente ed ecco a voi uno scenario di classe un po’ più rotondo: niente cocuzzoli, ma poggi e valloncelli.

Illustrazione di Agustin Comotto

Prendete lui. Un tale molto simpatico e un po’ in difficoltà con la mia materia, uno che se gli chiedo l’ora capace che tenti di filarsela dicendomi che mancano cinque minuti alla fine della lezione (non fosse che sono appena entrata!); un tale che ha un’età (sostiene lui) per cui potrebbe essere mio padre e che quindi (immagino io) si cruccia per il futuro di quelli che potrebbero essere i suoi figli, soprattutto se hanno avuto l’idea balorda di restare dove sono nati, cioè in Italia. (altro…)


Di un caso straordinario

Prima della parentesi Catarella, si parlava di persone dall’aria provata e l’animo sospeso nell’incessante noia.

“Occhio al mosaico” di Francesca Zoboli

È difficile, secondo me, resistere anche a una sola fetta di quella cosa enorme che è la perdita della libertà personale: la libertà di scegliere le persone con cui condividere tempo spazio intimità, la libertà di muoversi e agire in autonomia, ma non solo… Ci sono privazioni magari più sottili ma altrettanto aspre: avete mai pensato alla mancanza del silenzio, per esempio? Come ho già scritto, in carcere c’è sempre rumore: di giorno, ma anche di notte, quando gli strazi e le astinenze restano svegli e chiassosi. Il silenzio, si sa, serve anche per un percorso scolastico: i detenuti, però, non riescono a studiare nella loro sezione perché impossibilitati a concentrarsi (nonché a grande rischio irrisione: cosa pensi di fare con quei libri? Chi ti credi di essere?) e non possono studiare nelle più tranquille aule perché non hanno il permesso di frequentarle al di fuori dell’orario delle lezioni. E avete mai pensato agli spifferi? Sono solo soffi, eppure d’inverno, in una cella, devono dare il tormento.  (altro…)