alle medie


Per una selva oscura

Queste le ultime notizie.

15In mensa, mutamenti di menù hanno infiammato gli animi affamati: un trancio di pizza ha sostituito i ravioli e le crocchette di patate hanno lasciato il posto alle patatine fritte. Ancora più accesa dunque la battaglia per conquistarsi un bocconcino in più. Da accertare il numero dei feriti, oltre all’identità del genio che ha deciso il menù. Certissima invece l’incazzatura della (mia compare prediletta) Dread Prof.
In classe, la ricerca etimologica sull’intercalare pota è stata un vero successo. Il gemello Emme Cresta ne ha riportato l’esito. Per l’occasione si è levato in piedi. Petto in fuori, sguardo fiero, pennacchio aguzzo. Sorriso malandrino e tono strombazzante: Nel bergamasco e nel bresciano, “pota” significa “figa” ma oggi non si usa più con questo significato. Cioè non si può dire: “Quella tipa è proprio una bella pota!” Si dice: “Quella tipa è proprio una bella figa!” Non si può neanche dire: “Che pota grande che hai!” Si dice… L’origine triviale del termine è stata così svelata in un tripudio di trivialità. Très bien. Resta però da chiarire quale versione licenziosa di Cappuccetto Rosso abbia letto il gemello. Un’amabile vocetta ci ha poi fatto riemergere dalle bassezze, precisando: In realtà “pota” oggi introduce una pausa, per preparare la frase successiva o riprendere fiato. (Scodella Bionda, si capisce, è restato senza fiato e ha dovuto ripetere una ventina di volte pota: quale emozione, gli interventi di Elisa!)
Nel mezzo del cammin di nostra antologia, Alice nel Paese delle Meraviglie è apparsa alla cattedra, mostrando un cannocchiale giocattolo: L’ho trovato nel caos del mio letto – ha affermato, incredula. Che beeello, ho affermato io, altrettanto incredula (ma perché a me? Perché non parlarne al Cappellaio Matto, di grazia?). (altro…)


Un giorno importante

Quali sono stati gli avvenimenti più importanti, le giornate da ricordare, per i compari d’Annette?
14Innanzitutto, quando ho ricevuto il sacramento della Comunione e della Cresima: una cosa stupenda, non stavo più nella pelle, mi sudavano le mani. Poi il primo giorno di scuola media: l’entrata fu bellissima, dall’agitazione non ho nemmeno mangiato la merendina ma alla fine preferivo le elementari perché si incominciava alle otto e mezza non alle otto in punto. E ancora, l’arrivo del cucciolotto o batuffolo o migliore amico a quattro zampe, insomma quello che fa sempre “bau bau!” e che non abbandoneremo mai! Infine (e questa è la mia parte preferita), quando mi sono fidanzata con Giorgio, cioè quando gli ho chiesto alla mia amica se gli chiedeva se io gli interessavo a lui ed lui ha risposto di sì, io con tantissima felicità ci siamo fidanzati e da qual giorno siamo ancora insieme da quattro mesi e mezzo. Oppure quando mi sono perdutamente innamorata di Davide G. Purtroppo, causa raggio paralizzante che la blocca, la spasimante non si è ancora dichiarata. Ma io sto meditando di far avere a Davide G. questa lettera d’amore travestita da tema, naturalmente dopo aver cancellato il passaggio secondo tutte le mie amiche è brutto però io guardo la bellezza interiore. Chi non ha problemi di raggi paralizzanti è invece il gemello Emme Cresta, che sul pullman in gita ha chiesto a una persona che mi piaceva molto: “Ti vuoi mettere con me?” Lei dopo molto tempo, per la precisione cinque minuti, ha risposto di sì! Io ero molto felice e poi sono tornato al mio posto a parlare col mio amico del campionato di calcio. (altro…)


Chiedo dunque sono (molesto)

Questa è la storia delle domande. Delle domande rigorosamente fuori luogo.
Ora di grammatica. Tutto il nostro interesse (!) è concentrato sulla forma del nome. Radice e desinenza, genere e numero.
– Guardate l’esempio, ragazzi: “Maria Callas fu un soprano di fama mondiale”. “Soprano” è un nome maschile che indica un individuo di ses…
– Profe! Prooofe!
Mi piacciono gli interventi, segnalano che c’è partecipazione. Mi piace anche poter finire una frase, certo. Ma ancor più la partecipazione.
– Sì?
– Profe, posso salutare mia zia? Sta passando proprio qui sotto, guardi! La prego!
Quindi. Il nome, il soprano, Maria Callas… E la zia sotto la finestra. Più tardi, scopro che nell’ora di arte di solito passa il nonno e mi consolo.
Proseguiamo.
– Fate attenzione a questa frase, ragazzi. “Luciano è una guida alpina”. Vedete “guida”? È un nome femminile che però indica anche indivi…
– Profe! Prooofe! Ma a lei piace andare a pesca?
Ora, io ho smesso di questionarmi sui percorsi mentali che portano Ugo ad aprire la bocca e fare domande di questo tipo. Però mi piacerebbe tanto poter finire una frase. Oh come mi piacerebbe! (altro…)


Pota, la nota no

Due notizie.
La prima è che una neve meraviglia ha imbiancato i monti, per la gioia mia e dei nani. Ora loro stanno sempre col naso fuori dalla finestra a verseggiare: Resisti oh neve, non scioglierti al sole, resisti oh neve…11 Io invece piagnucolo di fronte alla vettura da dissotterrare. La guardo spaesata, faccio un buco sul vetro coi guanti da sci e parto… Rispondendo alla chiamata di un’amica: Sì sì, sono io quella che è appena passata ricoperta di neve!
La seconda notizia è che Annette ci ha messo lo zampino. Già, Ugo non è finito in collegio. Ieri era a scuola. A scuola, ma senza diario. Però l’hai fatta firmare, la nota? dico io, nella rassegnata attesa della menzogna. No! rispondono lui e le maxi palette, candide. Come no, Ugo? Pota profe, poi le prendo… Ti prego, la prego, non posso farla firmare! Ti prego… Si alza, corre verso di me con le mani giunte, s’inginocchia: ti preeego! Come di consueto, io strabuzzo gli occhi. Intanto il gemello Emme Frangia mi mostra la sua, di nota firmata per mancanza di compiti e poi si affretta a copiare i compiti del giorno dalla sua vicina.
Nelle ore insieme, Ugo mostra grande partecipazione. Vuole farsi perdonare. Profe, né che la fonna del pirata si chiama piratessa? sarà una delle sue ventisette domande. Sosterrà pure di aver capito la morale della favola letta: i piccoli sono più intelligenti dei grandi. Dall’allegrissimo spalancamento del becco, è chiaro che si sente molto piccolo. È chiaro anche che questa non è la giusta morale. Ma lui non molla. (altro…)


Ad alto rischio collegio

Alla prossima nota, mia mamma mi manda in collegio. Così dice Ugo, all’inizio della settimana, senza che le sue maxi palette si aprano nel solito sorriso. Tace, mentre i compagni solidali fanno nooo! e il gemello Emme Frangia dichiara allora vengo anch’io. Tace ancora, mentre io mi perdo nell’immagine di lui in collegio e di questa classe senza di lui, poi nella domanda: Annette chi seguirebbe, Ugo o noi? D’un tratto, mi tira un calcio sullo stinco (mai mettersi di fronte al banco di Ugo e alle sue gambette ipereccitate) e tutto torna alla normalità: lesioni permanenti ai timpani, guerriglie per un raviolo in più in mensa e il ritiro di forbici-colle-poster-letterine d’ammore per il mio Kele ♥♥♥. La bambina Quesito bussa alla mia spalla almeno un milione di volte, per domande sempre urgentissime… Te sei mai andata dappertutto? Io sì, in Svezia… Te sai fare questo verso coi denti? Io sì, senti… Te preferisci il caffè o la cioccolata? Io la cioccolata ma il Luca il caffè, lo sapevi? Te lo sai cosa mi ha fatto lui? Mi ha fatto così… E mi strattona forte il maglione, prima di leggere il mio sguardo stupefatto e correre al posto (e se avesse ricevuto un pugno dal compagno, dico io?!).
Fuori, un sorprendente sole primaverile (che porta in aula bestiole volanti, affettate con cura dalle forbici ferocissime dei nani) poi pioggia e pioggia sui boschi multicolor. 10Dentro, noi alle prese con i nomi collettivi e individuali, i personaggi dell’Iliade, le favole rivisitate dai ragazzetti. C’è chi trova un nuovo finale curioso, chi arguto, chi strampalato. Poi ci sono i gemelli, che terminano la favola, l’uno con una scoreggia, l’altro con una cacca gigante. Infine c’è Ugo, che ci regala la trasformazione dell’agnello in Super Agnello poi in Lupo Mannaro e la distruzione, in ordine: della Terra, del Sole, della Luna, di Marte e di tutti gli alieni dell’universo. Allegato al testo, un disegno splatter. Allegato all’allegato, un sorriso di nuovo da cinquanta dentoni. (altro…)