Beatrice e altri animali


21. Latte e lenticchie

Sorella mucca è il titolo della terza puntata di Animali come noi.

Le immagini e le voci raccolte da un infiltrato in tre allevamenti di vacche da latte in provincia di Brescia offrono, tra l’altro, le seguenti informazioni: la razza Frisona è quella scelta perché più produttiva (ma il suo latte è più povero di proteine e grassi); l’inseminazione artificiale avviene circa una volta all’anno, quando la mucca inizia a esaurire il latte del parto precedente; le malattie sono frequenti, così come l’uso di medicinali; la spedizione al macello si effettua dopo tre o quattro parti o quando l’animale, sfinito, non riesce più ad alzarsi.

Seguono, nella puntata, le visite della giornalista Giulia Innocenzi ad allevamenti super tecnologici, sul modello americano, che – tra macchinari innovativi e progressi in campo genetico – riescono ad ottenere anche 40 litri di latte al giorno da una vacca (contro i 10/15 di una volta).

E ancora, c’è l’intervista al professor Franco Berrino, che afferma che i latticini non fanno bene, ma che non bisogna essere ideologici, e c’è il confronto finale con lo chef Gianfranco Vissani.

Largo spazio è dedicato a una famiglia vegana, che mangia polenta, lenticchie e spinaci e sembra essere felice. Una famiglia grande e impegnata, con figli sani e animali salvati. Due però:

1. Nella loro campagna di sensibilizzazione, i toni sono spesso in bilico tra l’accusa e l’offesa;

2. Natale è solo tra vegani: nessun posto a tavola per gli affetti che hanno una dieta diversa dalla loro.

 


20. Bufalina, delle pizze la regina 2

La seconda puntata della trasmissione Animali come noi di Giulia Innocenzi è dedicata alla produzione della mozzarella di bufala e si concentra sulla provincia di Caserta, che vede la più alta densità di allevamenti di bufale (in tutto, 190.000 animali). S’intitola Speriamo che sia femmina! perché i bufalini maschi, che non fanno il latte e hanno una carne troppo costosa, sono ritenuti inutili e hanno come unica prospettiva la morte: per risparmiare il costo del macello, talvolta sono lasciati morire di sete e di fame e abbandonati in campagna.

Le immagini mostrano allevamenti sequestrati per scarichi abusivi di liquami, allevamenti multati e sotto vincolo sanitario per problemi di salute degli animali, allevamenti con infiltrazioni camorristiche. Poi bufale che pascolano tra i rifiuti e un ventaglio di umane brutalità verso queste bestie: martellate sugli zoccoli, bastonate, zampe legate durante la mungitura e – per ottenere più latte – punture senza controllo veterinario di ipofamina (che può causare aborti) o un sasso sulla macchina della mungitura per fare pressione sulla mammella.

Infine, l’intervista a Roberto Battaglia, allevatore di bufale sotto scorta per aver denunciato i camorristi, che ha perso l’azienda per i tempi lunghissimi della burocrazia: “Non è giusto – afferma – che la burocrazia uccida più della camorra”.

Un racconto impressionante, davvero (e giuro che non è una bufala).


19. Grugniti fortissimi

Per quanto riguarda la situazione italiana, informazioni interessanti si possono trarre dalla trasmissione Animali come noi di Giulia Innocenzi, andata in onda su Rai 2 nella primavera del 2017.

Qui la prima puntata, dedicata agli allevamenti intensivi di maiali e alla filiera del prosciutto.

Il titolo Cannibali allude al fatto che i maiali degli allevamenti della Pianura Padana di cui si vedono le immagini si mangiano la coda e le orecchie tra loro (sindrome da stress suino, ricordate?).

Nel primo allevamento (già visitato dalla Innocenzi ai tempi di Announo), lo scenario è: maiali ammassati, ferite, infezioni, sangue, feci, ragnatele, nessuna aerazione; scrofa (oggi spesso con un capezzolo in più rispetto al passato) in una minuscola gabbia che allatta attraverso le sbarre; maialino morto con ancora la placenta addosso. Ah, anche i tatuaggi sulla coscia ad indicare che i maiali sono destinati al Consorzio del prosciutto di Parma. Nell’allevamento successivo, la prima ripresa è di un suino moribondo che ostruisce la strada e l’ultima di un prolasso all’ano.

Si assiste poi a un blocco stradale ad opera di animalisti e al tentativo vano della giornalista di parlare con i vertici del Macello Martelli, dove un operaio su cinque negli ultimi anni ha contratto malattie professionali agli arti causa aumento dei ritmi di lavoro (per un operaio, fino a 380 maiali da abbattere in un’ora, otto ore al giorno nella stessa posizione a fare lo stesso pezzo).

Infine, l’intervista a Giovanna Parmigiani, responsabile degli allevatori di suini di Confagricoltura, che parla di “fantanotizie”, “informazioni fuorvianti”, “casi singoli”. E lo fa con un sorriso molto tirato.


18. Ma in Europa?

Il filo rosso sofferenza con cui ho cucito gli ultimi post è legato all’America, è vero. Ma in Europa?

Nel 1999 il Trattato di Amsterdam ha indicato che nell’elaborazione delle politiche comunitarie si tenga conto che gli animali sono esseri senzienti, affermazione poi ripresa nel 2009 nel Trattato di Lisbona.

(Le leggi vigenti, però, prevedono: la castrazione dei suinetti o il taglio della coda anche senza anestesia; il debeccamento delle galline ovaiole; l’allontanamento dei vitelli appena nati dalla madre vacca lattifera; le gabbie di contenzione per le scrofe che allattano; la morte per elettrocuzione delle volpi da pelliccia; il trituramento dei pulcini in eccedenza…)

Per quanto riguarda l’Italia, la situazione normativa non mi pare chiarissima: se il Codice Civile pone gli animali tra i beni mobili, il Codice Penale applica una tutela più estesa, punendone l’abbandono e il maltrattamento, e la Corte di Cassazione ha stabilito in più occasioni che gli animali (d’affezione?) devono essere riconosciuti come esseri senzienti.

Capito? Io mica tanto. Qualcuno può forse aiutarmi?


17. Pezzo per pezzo

Riguardo agli allevamenti intensivi americani, ciò che mi ha più impressionato nelle pagine di Joy è stato scoprire che:

– a causa della scarsità di lavoratori competenti e della velocità del nastro trasportatore, è spesso disattesa la norma secondo cui gli animali (a parte gli uccelli) devono essere storditi prima di essere uccisi. Può dunque capitare che i maiali sopravvivano allo sgozzamento e rimangano coscienti fino a quando vengono fatti cadere nell’acqua bollente (dove si dimenano per almeno un paio di minuti); alcuni bovini, invece, sopravvivono al taglio della coda, allo sventramento, allo scuoiamento. Insomma, muoiono pezzo per pezzo;

– per prevenire possibili comportamenti psicotici, indotti dallo stress, da parte di polli e tacchini (come il beccarsi le penne e il cannibalismo), spesso la parte anteriore dei loro becchi viene tagliata con una lama rovente, senza anestesia (debeccamento); gli uccelli (sbeccati, possiamo dire?) che sopravvivono al recinto vengono macellati mentre sono coscienti: il taglio delle gole e un tuffo dell’acqua bollente sono solo l’inizio;

– le galline ovaiole sono state geneticamente modificate per deporre dieci volte più uova delle antenate, il che significa: frequenti fratture e il rischio di prolasso uterino (in quest’ultimo caso, le altre galline beccheranno la compagna finché essa non morirà dissanguata o d’infezioni: di solito ci vogliono due giorni);

– le gabbie in batteria contengono una media di sei galline e hanno le dimensioni di un foglio A4;

– i pulcini maschi, privi di valore economico, sono scartati in diversi modi: triturati vivi, gassati, gettati nei sacchi della spazzatura, dove muoiono per soffocamento o disidratazione.

Lo so, sta diventando una lettura splatter, questa, ma bisogna acquisire consapevolezza. Diffonderla, anche. Viva la consapevolezza! E abbasso il prolasso uterino!