È arrivata la giornataccia delle nomine. Non per me: tra le mie amiche, io ora sono quella con tanto tempo libero. Accompagno l’amica francesista. Ormai è un rito, il mio supporto. Ed è sempre interessante scoprire con quante ore di ritardo si comincerà. Quest’anno tre. Poi è curioso osservare l’età degli insegnanti precari farsi sempre un po’ più alta. Quella media, in Italia, è 42 anni, sostiene il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini (50 anni per i prof di ruolo).
Nell’attesa, mangio un pezzo di pizza, mentre la mia amica, col mal di pancia, mi chiede: Sei pronta? Iniziano gli aggiornamenti. Da un po’ ha scoperto che la scuola dove insegnava l’anno scorso e che vorrebbe richiedere non compare nella lista degli istituti con cattedre disponibili. Eppure dovrebbe esserci. Così, nei giorni scorsi, chiama la sua scuola ma – causa trasferimento delle segretarie – nessuno risponde. Chiama e richiama, alla fine parla con il nuovo segretario, che però non sa nulla: è appena arrivato. Le consiglia di telefonare al provveditorato. Ma il provveditorato è nel delirio pre-apertura scuole: impossibile parlare con qualcuno di competente. Però può venire direttamente qui a colloquio, le assicurano. Ci va di corsa, lasciando la bimba ai nonni. Una volta arrivata, supera l’ostacolo portinaio (No, le persone che cerca qui non ci sono, torni un’altra volta, grazie) e finalmente parla col signor I. Che la rassicura. È così semplice, d’altronde. Basta dire al nuovo segretario di mandare la comunicazione via fax direttamente alla scuola dove si terranno le nomine, dove comunque non avranno il tempo di leggerla e tenerne conto; recarsi nel frattempo a prendere la ricevuta del fax e portarla con sé il giorno delle nomine, stando attenta a tirarla fuori solo al suo turno… A quel punto, signora, intorno a lei scoppierà l’apocalisse: le persone prima di lei, non essendo a conoscenza di quella cattedra, si arrabbieranno. Ma lei, signora, non badi all’apocalisse e resti serafica: quel posto sarà suo! Così dice il signor I. Ora, io avevo già finito la pizza ma avrei lo stesso smesso di mangiare. Per lo sbigottimento. Al di là della dubbia moralità del consiglio del provveditorato, basta uno sguardo alla mia amica per capire che non è il tipo da creare l’apocalisse. E se anche fosse, non resterebbe serafica. Poi non prendiamoci in giro, il nuovo segretario, un minuto dopo aver inviato il fax, ha già perso la ricevuta. Garantito. Ma ecco la sorpresa, con l’inizio delle nomine: la maledetta scuola c’è nell’elenco. Bene! Benone! Niente apocalisse. Solo il timore che le 41 persone prima della mia amica in graduatoria, siano più veloci di lei a sceglierla…
La sala è piena, il preside che conduce i giochi pronuncia per ore nomi di persone e di luoghi, lettere – A e B – poi numeri – 18! 9! 12! 10 + 8! – e la gente, pazzesco, sembra capire. Qualcuno si alza, sputa un nome, firma, esce oppure si siede e riprende a parlottare. Il preside ogni 4 minuti afferra il microfono ed esclama Buoni… Buoni… Il tono è rassegnato: sa perfettamente che quella banda rumorosa, età media 42 anni, non lo cagherà. E mentre la gente trafelata acciuffa le cattedre sparse nella nostra vastissima provincia, io e la mia amica cancelliamo dalla lista scuole e scuole. La sua sospirata per ora resiste. Per distenderci, facciamo parentesi di altissimo livello. Guarda che tacchi… Ma tu li hai mai messi dei tacchi così? Alle nomine poi! Però carino il vestito, anch’io lo metterei in spiaggia… Ehi, dimmi quanti anni ha questa per te? Nooo! Li porta male, eh? Te la ricordi poi quella, mi ha rubato la scuola l’anno scorso, ha proprio una faccia antipatica… Macché antipatica… Stronza, vorrai dire, stronzissima! Di tanto in tanto sentiamo le tizie dietro di noi esclamare Oddio guarda quella lì! e ci consoliamo: siamo tutte serpi in questa sala. Buoni… Buoni… ripete intanto il preside, avvicinandosi alla posizione della mia amica, che ora ha il fiato sospeso. E sospeso. E ancora sospeso… Finché se la prende, la sua maledetta scuola! Il preside però la guarda stupito, chiedendole: Ma lei, scusi, dove abita? Le fa la stessa domanda tutti gli anni: non si capacita che scelga sempre istituti collocati in Culandia e accessibili solo dopo un miliardo di curve. Siamo alla fine. Non c’è più nessuno? Buoni… Nessuno che vuole una cattedra? Buoni… Io mi guardo intorno spaesata, incerta se alzare la mano. Sono brava in francese, insomma! Ripeto – prosegue il preside Buoni –: c’è ancora qualcuno in graduatoria? Sindacati, avete sentito? Sindacati! Sono rimaste delle cattedre ma non c’è più nessuno che le prenda… Allora chiudiamo? Chiudiamo – replicano i Sindacati. E aggiungono, alzandosi: Cattedre vuote… Alla faccia della crisi! Mi alzo anch’io e, insieme al mio tempo libero, penso Sindacati, vaffanculo! Ma è solo un attimo. La mia amica sorride: è tempo di festeggiare con un Liuk. Più qualche commento su Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione.