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24. La valle da un milione di polli

L’ultima puntata di Animali come noi s’intitola Cose mai viste innanzitutto perché Giulia Innocenzi segue un’operazione di liberazione di animali ad opera di Alf, Animal Liberation Front, considerata dal Consiglio d’Europa un’organizzazione terroristica e ne intervista alcuni esponenti (“Tutti gli animali, tutti gli esseri nascono liberi e nessuno si deve arrogare il diritto di togliere la libertà e decidere della loro vita” dicono).

La giornalista, con un attivista dell’organizzazione Essere animali, entra quindi in un capannone zeppo di tacchini (diecimila), parla con un camionista che trasporta galline (8.928) e osserva da fuori uno stabilimento composto da sei piani di polli (centoventimila), in una valle in cui ne si allevano fino a un milione (un milione!).

Le immagini poi si tingono d’orrore, mostrando le violenze e le pratiche illegali compiute in un macello in provincia di Frosinone e riprese dalle telecamere nascoste dell’unità investigativa Free John Doe.

Ultima cosa mai vista, il confronto con Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, che sostiene che i controlli italiani sono tra i migliori al mondo, ma ci sono sempre le eccezioni negative, un po’ come le maestre che picchiano i bambini. Il segreto, dice, è comportarci bene con tutti gli esseri senzienti e non senzienti, perché un giorno scopriremo che anche i vegetali provano delle emozioni. Non che voglia prendere in giro i vegani, Farinetti, ma perché bisogna essere così razzisti da pensare che i vegetali non abbiano una vita? Eh?


21. Latte e lenticchie

Sorella mucca è il titolo della terza puntata di Animali come noi.

Le immagini e le voci raccolte da un infiltrato in tre allevamenti di vacche da latte in provincia di Brescia offrono, tra l’altro, le seguenti informazioni: la razza Frisona è quella scelta perché più produttiva (ma il suo latte è più povero di proteine e grassi); l’inseminazione artificiale avviene circa una volta all’anno, quando la mucca inizia a esaurire il latte del parto precedente; le malattie sono frequenti, così come l’uso di medicinali; la spedizione al macello si effettua dopo tre o quattro parti o quando l’animale, sfinito, non riesce più ad alzarsi.

Seguono, nella puntata, le visite della giornalista Giulia Innocenzi ad allevamenti super tecnologici, sul modello americano, che – tra macchinari innovativi e progressi in campo genetico – riescono ad ottenere anche 40 litri di latte al giorno da una vacca (contro i 10/15 di una volta).

E ancora, c’è l’intervista al professor Franco Berrino, che afferma che i latticini non fanno bene, ma che non bisogna essere ideologici, e c’è il confronto finale con lo chef Gianfranco Vissani.

Largo spazio è dedicato a una famiglia vegana, che mangia polenta, lenticchie e spinaci e sembra essere felice. Una famiglia grande e impegnata, con figli sani e animali salvati. Due però:

1. Nella loro campagna di sensibilizzazione, i toni sono spesso in bilico tra l’accusa e l’offesa;

2. Natale è solo tra vegani: nessun posto a tavola per gli affetti che hanno una dieta diversa dalla loro.

 


13. Tutto bene, quindi?

Riassumendo: vivevo spensieratamente onnivora finché mi sono imbattuta in Gianpazienza; con lui sono nate le domande e le intenzioni, con il nostro cane le intenzioni sono diventate fatti; l’amica G. e mio papà si sono arresi al mio vegetarismo, mentre mia mamma è ancora alla ricerca del prezzemolo, che dovrebbe essere dappertutto e invece a casa dei miei genitori non c’è mai. Tutto bene, quindi?

Tempo fa ho letto un libro – Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche – che ho trovato straordinario e mi ha straordinariamente assillato già dal titolo.

Dunque, Beatrice – ho iniziato a trepidare, gli occhi ancora fissi sulla copertina. Tu ami i cani, NON mangi i maiali MA indossi le mucche. Tu NON mangi le mucche MA le indossi. Possiedi scarpe, borse e pure una giacca di pelle, morbida e deliziosa. Ti sei mai seriamente chiesta da dove viene quella pelle, morbida e deliziosa? Sarà morto di morte naturale, il tuo bovino? O gli è preso un accidente? Beatrice! Pensi che i suoi familiari abbiano dato il consenso alla donazione dei suoi organi per uso umano? E a proposito di mucche, vogliamo parlare del cappuccino che bevi tutta giuliva la domenica mattina, nel bar della piazzetta? Sentiamo, a chi era destinato quel latte nel cappuccino? Alla tua colazione? Ma Beatrice!

Cazzo, il cappuccino. Anche il cappuccino!


10. Di nuovo il topinambur 4

Non si perdono famiglia e amici diventando vegetariani. Né vegani, mi auguro. Inizialmente, però, si può suscitare qualche perplessità.

Prendete la mia amica G., fervente carnivora. All’inizio si è arrabbiata per la mia decisione, che giudicava un’immotivata rinuncia solo per via di Gianpazienza, ma se n’è fatta presto una ragione e ha continuato a invitarci a cena o a venire a cena da noi. Certo, per un lungo periodo ci ha maledetti per lo stress che le causavamo quando eravamo suoi ospiti (e adesso cosa diavolo cucino?!) e ha tremato quando era lei l’ospite, chiedendosi se le sarebbe toccato di nuovo il topinambur. Ma siamo ancora care amiche.

Mio papà, invece, ha provato a metterla sul piano della salute, sgridandomi: “Un po’ di carne fa bene! Le proteine!”. Niente da fare, ha dovuto arrendersi ai legumi e mettere in tavola pasta e fagioli o falafel. Per qualche tempo, però, mi ha messa alla prova, offrendomi piatti banditi dalla mia dieta. Un giorno, al telefono, la svolta:

– Ciao papi, come va?
– Bene. Pensavo di fare il filetto al pepe verde stasera, vuoi venire?
Un attimo di silenzio e stupore da parte mia.
No, grazie. Ma se vieni tu da noi, ti faccio lo stufato di seitan.
Un attimo di silenzio e stupore da parte sua.
– Ah ah ah! Il seitan! Ah ah ah! Satùt-de-Cartòn! Ah ah ah!

Da allora mi lascia tranquilla (ma mi ha chiamata per un bel pezzo Germidi Soia).

P.S. Non so cucinare lo stufato di seitan… O meglio, non ancora: sono nella fase tempeh! 😉


9. Sempre più pungente

Quando un cane ha fatto il suo ingresso – giallo e gioioso – in casa nostra, il mio disagio si è fatto sempre più pungente.

Guardavo la bestia pancia all’aria e mi tormentavo: mentre lei è qui che fa la principessa sul divano, quanti maiali sono diventati prosciutti? Quante mucche, proprio in questo istante, percorrono il condotto verso la sala di macellazione, magari pungolate elettricamente? Quante aragoste sono buttate vive nell’acqua bollente? Perché questo cane è diventato subito un compagno di vita e d’affetto e la gallina continua ad essere il mio cibo di Natale? Perché ci struggiamo davanti ad ogni gatto gattino che incontriamo e a Pasqua mangiamo il capretto o l’agnello? Non sono tutti animali? Tutti uguali? Perché non hanno per noi pari dignità? Perché le cose stanno così?

Non ho trovato risposte convincenti.

Non posso abbandonare il cane in autostrada per continuare a mangiare in pace la famosa bistecca, mi sono quindi detta. Non posso neppure mangiare il cane per sentirmi più coerente, ho continuato tra me e me.

Ed è così che sono diventata ufficialmente, completamente, serenamente vegetariana.