Di firme e fiori gialli


L’altro giorno ho firmato la proroga della supplenza fino a giugno. Ho firmato sorridendo alla preside. E pure alla segretaria.

Sì! Inizia ogni giorno con un sorriso!

Inizia ogni giorno con un sorriso! Sorridi, sei tra gli aspiranti ragionieri! Sorridi, maledizione!

Poi mi sono disperata. La felicità non passa per di qua/ nemmeno per un attimo/ sorride e se ne va/ mi guarda e fugge via/ scossa come da un brivido… Questa la colonna sonora della mia giornata.


Il motivo non è chiaro. Quando gli stati d’animo hanno le spine non si possono spiegare, pungono e basta. Anche Gianpazienza lo sa e si limita a chiamarmi Sofferenza, lisciando la mia fronte aggrottata dal broncio. Poi il broncio si scioglie in pensieri che corrono alla ricerca di una rosa, nascosta tra le spine. Se la trovo, vuol dire che non sono perduta.
Ho scorto solo un petalo, all’inizio. Era giallo e mi ha dato fiducia. Ne ho incontrati altri e li ho raccolti a formare una specie di fiore. È il fiore del Perché-è-una-buona-notizia-questa-maledetta-ennesima-proroga. Ogni petalo è un pregio, un piccolo giallo Ne-vale-la-pena.

Il primo petalo è per l’immagine di Ronf – lo studente agé tendente al dormiente, a scuola – che di tanto in tanto si sveglia e si sdegna per il comportamento dei compagni. Quando decide che vuole seguire la lezione, non ammette disturbo. Così grida alla classe: Oooh! Ma set drè a schèrsà! Riciapet! Poi fissa la regina delle Parlo e Sparlo, che sta – indovina indovinello – parlando e sparlando, e le urla: Ma sparati! Bang bang! Mima la scena, le mani a pistola sulle tempie. I miei occhi sono sempre più spalancati, mentre la sua testa si muove veloce, come avesse ricevuto il colpo.
Il secondo petalo è per Monetino il Gigante che, sorpreso davanti alle macchinette, dice allegro: Oh la mia profe! Arrivo eh, prendo l’acquetta e arrivo! Già so che un giorno mi mancheranno, la sua acquetta, la sua colazioncina, il suo un attimino e torno.
Il terzo petalo è per la ragazza che annuisce sempre quando parlo. Mi fa sentire così intelligente… Le sarò eternamente grata.
Il quarto è per le cose fatte dagli aspiranti ragionieri (molto moltissimo) controvoglia, ma che alla fine sono state (un poco pochino) gradite. Le terzine di Dante che fidec che palle e poi hanno messo su facebook, il film che non volevano vedere eppure è piaciuto, l’uscita a cui si rifiutavano di partecipare e che hanno concluso in letizia, con tanto di vincita del concorso letterario e un poco di sole.
Il quinto petalo è per il momento – nella suddetta uscita – in cui ho creduto che la meraviglia dei giovinastri fosse per la bellezza delle antichità romane che avevamo di fronte. Invece era per via della guida che non sa dire la erre! vecio, non sa dire la erre, ah ah ah!
Il sesto è per ogni pagina che sono obbligata a rivedere, per ogni nozione che mi torna in testa, per tutte quelle che ogni giorno imparo.
Il settimo è per l’uso (smodato e del tutto improprio) dei punti e virgola che ho scoperto negli ultimi temi.

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L’ottavo petalo è per i colleghi pittoreschi che rendono un consiglio di classe un luogo politicamente molto scorretto, ma più divertente del previsto.
Il nono è perché l’aria del mattino, dopo una disperante sveglia presto presto, profuma di più.
Il decimo è per il sorriso grande della diciannovenne indiana che quest’estate sarà costretta a sposare uno sconosciuto. Eppure… Io vorrei andare in Australia e fare l’università, lavorare ed essere indipendente, vorrei provare la convivenza prima del matrimonio. La società, però, non me lo permette, i miei famigliari non me lo permetteranno…

Lo so. Ha solo dieci petali gialli, la mia rosa. D’altronde, è il fiore sgualcito del supplente… Capace che domani sbocci ancora un po’.

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