Che paura, quella volta…


A tutti capita di avere paura. Ma che fifoni, gli amici di Annette!
C’è chi racconta di un gioco terrorizzante (il Mammut di Gardaland), chi dello scherzo pochissimo scherzoso del nonno, chi dell’affannosa ricerca di Sissi, il batuffolo che caina per fare la pipì ed è così rimbambito da perdersi nell’isolato.
Emme Cresta narra della notte tempestosa in cui vide l’Esorcista – La genesi, dove c’erano una donna indemognata e una chiesa con statue di angeli che puntavano all’inferno e con una croce di Gesù che puntava all’inverno. Sì sì, all’inverno! D’altronde, che horror sarebbe se puntasse alla primavera? Il gemello Emme Frangia racconta invece di quando una corda con un gancio sopra il cassone sopra il cammioncino di suo papà si è attaccata a un cancello che gli ha fatto un buco nel polpaccio. Lo so che non avete capito, neanch’io ho capito e infatti col cavolo che ha preso la sufficienza.
Che paura si è preso poi il bambino Puntiglio, quella volta che la cavalla l’ha investito… Meno male che è stato subito soccorso dai suoi zii, da sua sorella, dal suo cavallo e dal cane dello zio, Lipo. Lunghissime (Zzz… Zzz…), precisissime (Ronf… Ronf…) descrizioni. Mi pare che tutto finisse con un livido, ma non ne sono certa, forse l’ho sognato. Sogna un sacco anche la bambina Visionaria, che una notte, in camera sua, ha visto un ladro con un cappello fuori dalla porta, un grosso gatto sopra l’armadio, un grosso carrello con sopra un pagliaccio gigante, un trenino sopra una mensola e una tigre. Qualcuno però impara dagli spaventi e avanza perfino morali. Come il Dolce Remì, che così chiosa: Presi davvero un bello spavento, ma imparai che non (non! n-o-n!!!) dovevo stare più attento a quello che faccio. È ancora sotto shock, povero cocco, e davvero non sta più attento a niente ora. Né ai tempi verbali, né a una conclusione sensata. Non gli resta che partire, al dolce Remì, suonando l’arpa per far ballare la scimmietta e il cane. Ma vorrei vedere voi, a undici anni, trascinati controvoglia a fare shopping in città. Con la famiglia che si dilegua. Vorrei vedere voi, senza famiglia nel negozio della Nike!

P.S. Vi spiego meglio. Visto che ero stufissimo, andai ha cercare qualcosa che poteva interessarmi, ma non vedendo gli altri iniziai a credere che i miei genitori furono andati in un alto negozio quindi mi recai a cercarli. Non trovandoli, cominciai ad avere paura. Passò qualche minuto e il timore iniziava a salire, però poi scorsi mia sorella. Ero stato molto fortunato perché non mi sono perso ma anche perché mia sorella trovò le scarpe. Ciao ciao! Remì

P.P.S. Non so se l’avete capito, ma io ho imparato a scrivere con Ugo! Però ora non siamo più amici… Ha tagliato la coda alla mia scimmietta Joli-Coeur, quel citrullo. Vabbé. Forza Remì!

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