chiesa


Un frate di tre cotte (4)

Olandesi hanno la pelle aranciata e i capelli bianchi come nuvola in cielo, vero? Tu sai una vita da bufalo? Sì sì, io capisco la parola “avvoltoio”… Tu hai visto bambino di Africa morto vicino avvoltoio? Tu hai visto tribù di Cina che ha lasciato genitori morti in campo per avvoltoi?
Ebbene sì, ho ricominciato le lezioni con Fra Mandorla. Tempo fa mi aveva telefonato per chiedermi: Tu libera? Tu libera per italiano? Allora ciao, ci vediamo un giorno. E un giorno, infatti, il corso è ripartito.

Illustrazione di lilismithwick

Illustrazione di lilismithwick

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Un frate di tre cotte (3)

Mai avrei immaginato di trovarmi, una sera, in un centro commerciale ad arrancare dietro a un piccolo frate con gli occhi a mandorla e il passo velocissimo, nella vana ricerca di un vestito da Babbo Natale di buona qualità. Quello che Fra Mandorla già possiede è di un tessuto sintetico scadente: ogni volta che si siede si strappa, ogni sera a ricucirlo.
Mai, d’altronde, avrei pensato che Natale potesse essere un periodo così stressante per il mio frate, che ogni giorno, per tutto il periodo natalizio, è stato mandato ad animare le feste nei reparti dei malati con tanto di barba bianca, occhialoni neri, vestito rosso e sacco in simil juta.

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Un frate di tre cotte (2)

Tanta gente ha pianto. Ma la vita è bella, nonostante loro abbiano mancato una parte di corpo. Così il frate con gli occhi a mandorla commenta il video che mi ha invitato a vedere: due ballerini cinesi – lui senza una gamba, lei senza un braccio – che danzano sulle note di una musica struggente.
E ancora.
Io mi domando: io ho braccia e gambe in corpo forte, ma non so fare tante cose. Lui sa fare tante cose. La vita è così. Il lui di cui parla Fra Mandorla è il protagonista di un altro video: un giovane uomo australiano nato senza arti che va in giro per il mondo a fare spettacoli per raccontare a un pubblico commosso la sua storia, la sua forza, la sua morale: la vita è bella, io sono felice nonostante.
Insomma, è chiaro: Fra Mandorla sta tentando di rieducarmi. E io sospiro di nostalgia rievocando i giorni in cui andavo in visibilio per i suoi filmati di danze tradizionali, piene di sorrisi e paillettes (la nostra è una cultura molto gioiosa), o di festeggiamenti per il nuovo anno sotto il segno di bestioni fluo: io, il kitsch, lo adoro!

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Un frate di tre cotte

Che cosa c’è di più lontano da una ragazza che ancheggia su altissimi stivaletti con catena dorata, avvolta in una pelliccia corta di visone? Da una che, quando parte, travasa il suo Yorkshire Toy dalla borsetta a una pensione per cani munita di webcam, in modo da continuare ad adorare il suo cucciolo attraverso lo schermo di un cellulare? Insomma. Chi sta agli antipodi di una bionda a Monte Carlo? Sì! Proprio lui! Un piccolo frate dagli occhi a mandorla che ha professato i voti di castità, povertà e obbedienza. Uno che vive in mezzo alle preghiere e ai malati mentali.
La prima volta che l’ho visto, lo confesso, è stata una delusione. Non era scalzo o per lo meno in sandali. Non aveva la barba bianca come Frate Indovino né una corona di capelli a girare intorno al capo raso come Fra Cristoforo. Non indossava un saio marrone, con cappuccio e maniche larghe, legato alla vita con un cordone: niente, nessuna somiglianza neppure con quel buon panzone di Fra Tuck.

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