Lui, lei e le favole a rovescio


E così, una domenica di marzo, lei se lo ritrova davanti. Eccoli, allora. Lui e lei, faccia a faccia, a guardarsi con un po’ di onestà.

– Tu, a me, non servi a un cazzo! – gli urla lei, d’un tratto.

– Servire, servire… Ma cosa dici? Io sono quello che tu sei, quello che tu hai fatto e del resto non mi curo – ribatte lui, punto sul vivo delle pagine. Lui è il curriculum di lei, un curriculum piuttosto permaloso, tra l’altro.

– Cazzate! – sbotta lei – Tu mi servi, zuccone, mi servi un sacco… Per quella cosa che si chiama la ricerca di un lavoro, sì sì, non fare quella faccia, ho detto proprio lavoro, sì, lo so che ti suona come un rutto, la parola lavoro, sì, anch’io ormai me la figuro come la scoreggia del mio cane, ma più breve eh, quella di solito rimane nell’aria così a lungo che io nel frattempo ho preso e perso tre lavori…

Illustrazione di FabFunki

Illustrazione di FabFunki

– Oh, ma si può sapere cosa ti prende? – replica il curriculum, impensierito – Ero pallido e smilzo, anni fa, e tu mi hai coltivato piano piano, un seme qua, un’annaffiata là, hai voluto arrotondarmi… Ti piaceva, anche! E ora…

– Cazzate! Cazzate! Ci hanno riempito di cazzate! Hai mai visto un frutto duraturo, tu? Ma non l’hai ancora capito? Ci hanno fatto credere che era quella la strada, quella delle formazioni triennali, magistrali, post-sto-cazzo, quella delle esperienze, in patria e all’estero, quella che doveva essere l’inizio e invece era solo un imbroglio…

– Un imbroglio?

– Già. Oppure uno scherzo, alla fine guarda che facce da tontoli abbiamo io e te, era chiaro che ci saremmo cascati…

– Tontola tua sorella, se proprio. Ma davvero non capisco… Cosa vuoi dire?

– No, ma non ci credo…  Tu sei il re dei tontoli, altro che mia sorella! Voglio dire che ci hanno fatto credere che era quella la strada giusta e invece noi, dopo averla percorsa di buona lena, l’abbiamo trovata sbarrata…

– Sbarrata?

– Sì, alza lo sguardo, talpone, e inforca quei benedetti occhiali… Ci sei? Ok, ora punta i tuoi occhietti miopi un po’ più in là… Dimmi: cosa vedi?

Illustrazione di Lisa Jones

Illustrazione di Lisa Jones

– Cosa vedo?

– Minchia, oh… Cieco e pure sordo, che razza di rottame sei? E pensare che ti ho creato io… Dai, dimmelo! Che straminchia vedi?

– Ehm… Te lo dico solo se mi prometti di non infuriarti, ché oggi mi metti a disagio, così infiammabile, così triviale… Ecco… Niente. Non vedo niente. Nada de nada, davvero.

– Bravo, scemotto! Finalmente ne hai detta una giusta: non si vede niente! Per forza: la strada è chiusa. Sbarrata. Un giorno da un muro tanto alto da grattare il cielo, un altro da una voragine che precipita giù fino all’enorme Cerbero. Non importa, d’altronde, che sia barriera o voragine: la strada è chiusa.

– Oh cielo! È terribile! Ma sei sicura?

– Sicurissima.

– E adesso?

– …

– Ehi! Perché mi guardi così? Mi fai paura…

Lenore di Roman Dirge

Lenore di Roman Dirge

– Adesso si cambia strada. Ma per farlo, bisogna tagliare. Mi dispiace, curriculum, neanch’io potevo immaginarlo… Dai trentadue anni in giù ti ho riempito, dai trentadue anni in su ti svuoterò. Funziona così.

– Cioè?

– Ma insomma! Gnucco, sei gnucco! A chi vuoi che interessi quanti incarichi ho avuto in quel settore lì, che tanto è sull’orlo dell’implosione, e gli anni di quella collaborazione là, che poi solo io potevo crederci, e il corso di aggiornamento e il master… Il master è una bestemmia, una bestemmia, capisci? Ma io ora tolgo tutto, o quasi… Ho bisogno di un lavoro, non so se mi spiego. Uno, ho detto, non una somma di. Ho detto lavoro, non un rutto né una scoreggia. Lo vorrei grande, super full-time, per diventare anch’io una di quelle dei mille euro al mese, pensa che roba, mille! Oppure piccolo piccolo, very part, per poter continuare a fare anche quello che faccio ora più o meno gratis. Sì sì! Lo vorrei al Decathlon, ché sono una personcina dinamica, all’Ikea per stordirmi di linee e aromi svedesi, in un supermercato, in una gelateria, in un negozo, in un ufficio, in un’azienda. Ecco, se potessi scegliere, ma tu non dirlo in giro che poi sarei tacciata di frivolezza e scollamento dal reale, se proprio potessi scegliere, lo vorrei in un supermercato preferibilmente bio, in un bar dove gli animali siamo i benvenuti, in una gelateria con solo i gusti che mi piacciono, in un negozio di orecchini e calzette a righe, in un ufficio con una sedia comoda, in un’azienda che produca un cioccolato quadrato, pratico, buono…

– Brava! Ma sentila! Cos’è, pensi di essere la prima ad averci pensato? La prima che si è rotta e vorrebbe cambiare strada? Che poi tu di strade ne hai già imboccate mica poche… Cos’è, pensi davvero di avere i requisiti per quei tipi di lavori, pensi che siano lì a sospirare te, i Selettori? Te che mi hai vestito controvoglia di quei fastidiosi abiti Europass, quando sembrava che non se ne potesse fare a meno, e ora i Selettori scrivono articoli pieni di like sul fatto che vestirsi Europass è da sfigati? Eh?!

– E tu pensi di essere il primo curriculum fatto a pezzi? Che poi io per adesso mi accontenterei di sfoltirti, di tagliare quelle inutili punte, come una brava acconciatrice… Sì sì! Devo tagliare! Dai, non fare così… Cosa fai, piangi ora?

– Ma scusa… (Snif snif…) Non ti sembra sciocco? (Snif snif…) Negare quello di cui potresti fare sfoggio? Ti svegli ogni mattina con un nuovo progetto, ragiona no, per realizzarli ti servo così come sono, dalla prima formazione all’ultima esperienza…

– Ma non capisci che quei progetti non hanno mai funzionato, anche quando li abbracciavo e li portavo avanti? Che ora quando alla mattina mi sveglio con in testa un’idea che mi pare grandiosa, so già che alla sera mi sembrererà una cazzata? E non hai mai letto Rodari, testone? Non sai che qualche volta le favole succedono all’incontrario e allora è un disastro? Allora succede che Biancaneve bastona sulla testa i nani della foresta e la povera Cenerentola resta zitella e fa la guardia alla pentola… Che io ti svuoto dopo averti riempito, insomma. Su su… Una puntura e non sentirai più nulla… Saranno sforbiciate indolori, giuro. Proprio un disastro, le favole all’incontrario… Va be’. Ciao curriculum… Ciaooo!

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