D’improvviso, le medie sui monti


Mi hanno offerto una supplenza fino ad avente diritto alle medie. Perché non mi monti la testa scambiandolo per un vero lavoro, sarà mezza cattedra. Perché non sia troppo comodo, sarà in montagna (nella montagna delle mie vacanze e, in parte, delle mie origini). Accetto. Ma resto tutta la domenica aggrappata come una scimmietta al moroso, ripetendo piagnucolante: Credo di essere malata… Sì, devo proprio essere malata… Peccato, non potrò partire… Peccato. Naturalmente parto. Proprio felice! Perché a me piace guidare, sì sì, le curve, le gallerie i tornanti, wow!, e poi il muso delle macchine gradasse infilate quasi nel mio baule, i camper lumachina, le corriere gigantissime che forse mi calpesteranno, woow!!! In ogni caso, avevo un solo bivio a cui fare attenzione e l’ho sbagliato. E un attimo prima di vedere la meta, pouf!, vedo la paletta dei carabinieri. Ma io non mi accosto: no, io parcheggio. Chissà perché. Loro sorridono. Mi mordo la lingua per non chiedere, come al solito, scusi ho sbagliato qualcosa? e favorisco la patente. Ma il libretto… C’è sempre il mistero di questo libretto che poi è una specie di foglio che mi confonde e non trovo mai. Forse è nuova l’auto, signorina?, mi viene in aiuto uno dei due carabinieri. Non esattamente, dico io, mostrandogli cose a caso… Finalmente lo troviamo, il misterioso libretto. Ma lei – mi chiede l’altro, ridandomi la patente – non ha mica un parente in marina, battaglione S. Marco, Brindisi? Questa poi… Non credo, ma mi informerò… Voi invece non sapreste dirmi dove sono le scuole? Ah ma lei è un’insegnante? Sì, io sono la supplente! Inizio domani! Ah ma dove sta e bla bla bla… Che fortuna iniziare subito a conoscere gli indigeni! Peccato solo non avere un parente marinaio, mi sarebbe piaciuto.
Poi è tutto un alternarsi di gioia e panico. Domani si ricomincia, che gioia! Ma perché là sui i monti con Annette? Ed è il panico. Queste montagne così familiari, che gioia. Ma perché proprio alle medie, il panico. Il rumore del fiume, che gioia. La piazza deserta, il parcheggio del condominio vuoto, le luci tutte spente, il panico. Il profumo pungente dell’aria, che gioia. Il freddo pungente dell’aria, il panico. Il vino rosso, che gioia. Lo scolapasta per sette persone con dentro i miei tre solitari chicchi di riso, il panico… E così via. Finché, alle 8 del mattino dell’indomani, mi ritrovo nella segreteria della scuola del paese numero 1, per prendere servizio. Mi fa piacere iniziare a vedere essere umani. Anche se nel percorso fino alla scuola avevo già incontrato un operatore ecologico, un gatto, uno scuolabus. Comunque, io e le segretaria scopriamo che hanno cambiato l’orario e dovrei già essere in classe, nella scuola del paese numero 2. Così si decide che verrò assunta un’altra volta. 13 minuti di curve più in giù, ecco la mia classe. Prima media. 25 paia di occhietti mi studiano. Io smorfieggio per non sorridere: Mai sorridere subito, mai! dicono infatti le mie amiche prof esperte. Dopo un minuto l’ho già dimenticato: sorrido, forse perduta, e scopro che, a parte due gemellini dal ciuffo rivoltoso, qui nessuno è parente ma i cognomi sono gli stessi. Capisco che se ti chiami Kimberly, i nomi dei tuoi fratelli potrebbero essere Bryan e Ronald. Che alle medie non tramonteranno mai i cerchietti da sfortunella. E che non si può domandare a una bambina la trama del libro che sta leggendo se prima non si è bevuto un caffè, anzi, due, tre, cento caffè. Mi rendo conto allarmata che non ho letto la serie sul topo occhialuto residente a Topazia, poi mi entusiasmo perché fra questi ragazzini c’è chi ama il prato di casa mia oppure lavorare il legno e per moltissimi il posto preferito è la mia baita (con qualche eccezione, tipo Miami o Varese).

Non so come andrà né quanto durerà. Sarà un mese o due, forse tutto l’anno, su e giù tra città e montagna. Però so che qui sono già schiava dei piedi gelati e dipendente dalla borsa dell’acqua calda. So che piove e piove e poi nubi e che forse è ora di uscire a cercare il gatto per fare due chiacchiere. Eppure ci sono montagne meraviglia, il pane di segale, un bidello che si sta informando sulla possibilità di farmi fare lo sconto sullo skipass stagionale… Insomma: la gioia, il panico.

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